Riforma universitaria e scolastica: perche' tanta mobilitazione?

Carissimi!

Se e' vero che scrivo nel blog dei miei viaggi, e' anche vero che in questo periodo sto facendo un viaggio un po' particolare, di cui e' doveroso mettervi a parte!

Ho provato a sintetizzare il perche' della mobilitazione dell'universita' e della scuola di questo periodo, copiando le informazioni da qualche sito e riportando quanto sentito da varie assemblee. Spero di far cosa utile. Perdonate fin d'ora imprecisioni ed errori: fatti in buona fede!!

Motivazione:
1) I media non stanno facendo informazione
2) la gente con cui si discute dimostra di aver capito poco della vicenda


Punti salienti:

1) - TAGLI ALL'UNIVERSITÀ: - 20% del FONDO di FINANZIAMENTO ORDINARIO
Diminuzione di 1,5 miliardi di euro del Fondo di Finanziamento Ordinario, col quale gli atenei pagano oltre l'80% del personale. A pagare le conseguenze dei tagli
saranno in primo luogo gli studenti che vedranno ridotta l'offerta formativa e/o saranno chiamati a pagare per attività didattiche aggiuntive e/o subiranno un incremento delle tasse universitarie e/o vedranno fortemente compromessa l'attività post-laurea (fondi per la ricerca, assegni di ricerca e borse di dottorato).
Si fa presente che paradossalmente il taglio di 1,5 miliardi di euro costituisce cifra risibile rispetto ai 5 miliardi di euro stanziati per il salvataggio dell'Alitalia e rispetto a quanto verra' presto stanziato per il rifinanziamento delle banche in crisi. Assurdo questo taglio, visto che l'Italia e' gia' al penultimo posto tra i Paesi OCSE (ultima la Slovacchia) per percentuale di fondi statali destinati alla ricerca publica (0.9% del PIL in Italia, 1.5% del PIL e' la media OCSE attuale, 1.9% e' la percentuale USA e addirittura 3% e' l'obiettivo che gli Stati OCSE si sarebbero impegnati a raggiungere entro il 2010... noi, siamo a cavallo e in leggera controtendenza!...)

2) - TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITÀ in FONDAZIONI (ENTI di DIRITTO PRIVATO)
L'art. 16 concede a tutte le Università la possibilità (con l'approvazione della maggioranza assoluta del Senato Accademico) di diventare enti di diritto privato. Essi avranno la titolarità del patrimonio delle Università e dei beni immobili, potranno deliberare i propri statuti e i regolamenti amministrativi in deroga alle norme dell'ordinamento contabile dello Stato. Perche' questo puzza?
a) Non vi sara' il limite attuale sulla richiesta di tasse agli studenti (oggi le entrate nel bilancio di ogni ateneo possono essere costituite AL MASSIMO per il 20% dalle tasse degli studenti). Quindi e' probabile che l'universita' diventi luogo elitario, per chi se lo potra' permettere.
b) Non ci si avvicina al modello americano, ma lo si emula in negativo. In USA le universita' private hanno statuti speciali che vietano loro di avere come obiettivo il guadagno. In Italia non vi e' ad oggi nulla che sventi questa possibilita'.
c) Le universita' avranno come obiettivo non piu' la qualita' della didattica e della ricerca, ma il bilancio, come ogni azienda privata.
d) Si dubita che i docenti e i ricercatori continueranno ad essere liberi di fare ricerca "non pilotata" dagli interessi di chi finanzia. Lo Stato in questo senso e' stato fino ad ora garante di ricerca libera.

3) - BLOCCO DEL TURN-OVER
L'articolo 66 reintroduce una fortissima limitazione nel reclutamento delle Università. Gli atenei per il triennio 2009-2011 potranno assumere nei limiti del 20% dei pensionamenti (comma 13). Ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti, sia per il personale docente sia per il personale tecnico-amministrativo.
Questo provvedimento porterà ad un invecchiamento del corpo docente e negherà ai ricercatori l'accesso alla carriera universitaria. Le forti limitazioni all'assunzione di nuovi docenti condurrà ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso ed alla soppressione di corsi laurea non già sulla base di un'attenta valutazione della loro efficacia, bensi' per l'impossibilità di garantire la presenza dei docenti necessari. Si ricorda a questo proposito che l'Italia ha una media di 1 docente ogni 23 studenti, contro una media OCSE di 1 docente ogni 13 studenti. Dunque pochi strutturati, in previsione blocco di assunzioni, nel giro di pochi anni (entro il 2013) se ne andranno in pensione tutti i docenti entrati nel boom degli anni '70, portando ad avere ancora meno strutturati.
Oggi, il 50% della didattica/ricerca/tesisti e' seguita da personale non strutturato (dottorandi, assegnisti, collaboratori esterni). Si immagina che, data la coperta corta, in futuro calera' l'offerta formativa, che verra' affidata sempre piu' a figure precarie (contratti esterni, assegnisti, etc.) Immaginate: il compito ISTITUZIONALE dell'universita' (didattica/ricerca) affidato per piu' del 50% (attuale) a figure non strutturate nell'universita'. Che volpi!!!


Conclusione:
Si sta protestando perche' e' sbagliato importare un modello che mutui, dal mondo anglosassone, gli aspetti di disuguaglianza sociale, di sistema di poche Università di eccellenza, di riduzione di diritti ed opportunità, mentre non esistono neppure lontanamente le condizioni per mutuarne gli aspetti di alta produttività scientifica. E a fronte di una riduzione del 20% dei finanziamenti, anche le Università che oggi si autodefiniscono "virtuose" saranno trascinate nel gorgo dello squilibrio finanziario strutturale, strette nella forbice dei costi crescenti e della riduzione delle entrate.
Siamo preoccupati perche' tali provvedimenti vanno ben oltre la congiuntura economico/sociale, ma determinano invece uno scenario in cui sparisce l'Università italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione, in cui il ruolo pubblico è elemento decisivo della garanzia per la libertà di ricerca e d'insegnamento e degli interessi generali del Paese.
Siamo infine consapevoli che molte storture dell'universita' italiana (concorsi truccati, baronie, sprechi, etc.) debbano essere eliminate.
E' proprio da qui, semmai, che bisogna sedersi a riparare e rifondare l'universita' italiana!




Per cio' che riguarda la riforma della scuola, ecco alcuni spunti presi da Repubblica, su cui onestamente non ho approfondito per ora la questione:

Due parole d'ordine, "essenzialità" e "continuità".

Scuola dell'infanzia.
Saranno reintrodotti gli anticipi morattiani (possibilità di iscrivere i piccoli già a due anni e mezzo) e nelle piccole isole o nei piccoli comuni montani l'ingresso alla scuola dell'infanzia potrà avvenire, per piccoli gruppi di bambini, anche a due anni. L'esperienza delle "sezioni primavera" per i piccoli di età compresa fra i 24 e i 36 mesi sarà confermata.

Scuola primaria.
Ritorno al maestro unico. Già dal 2009 partiranno le prime classi con scansione settimanale di 24 ore affidate ad un unico insegnante che sostituisce il "modulo": tre insegnanti su due classi. Le altre opzioni possibili, limitatamente all'organico disponibile, saranno 27 e 30 ore a settimana. La Gelmini "promette" anche di non toccare il Tempo pieno di 40 ore settimanali che potrebbe essere addirittura incrementato ma, su questo punto, pare che il ministero dell'Economia non sia d'accordo. Qualcuno ipotizza un tempo pieno a pagamento??? Infine, l'insegnamento dell'Inglese sarà affidato esclusivamente ad insegnanti specializzati, non più specialisti, attraverso corsi di 400/500 ore.

Scuola secondaria di primo grado.
La scuola media è al centro di un autentico tsunami che si pone come obiettivo quello di scalare le classifiche internazionali (Ocse-Pisa) che vedono i quindicenni italiani agli ultimi posti. L'orario scenderà dalle attuali 32 ore a 29 ore settimanali. Per questo verranno rivisti programmi e curricula. Il Tempo prolungato (di 40 ore a settimana) sarà mantenuto solo a determinate condizioni, in parecchi casi verrà tagliato. Per cancellare l'onta dei test Pisa, si prevede il potenziamento dello studio dell'Italiano e della Matematica. Stesso discorso per l'Inglese, il cui studio potrà essere potenziato solo a scapito della seconda lingua comunitaria introdotta dalla Moratti.

Scuola secondaria di secondo grado.
La scuola superiore, rimasta fuori da riforme strutturali per decenni, vedrà parecchi cambiamenti. Gli 868 indirizzi saranno ricondotti ad un numero "normale". I ragazzi che opteranno per i licei (Classico, Scientifico e delle Scienze umane) studieranno 30 ore a settimana. Saranno rivisti, anche al superiore, curricula e quadri orario. Al classico saranno privilegiati Inglese, Matematica e Storia dell'Arte. Allo scientifico, in uno o più corsi, le scuole autonome potranno si potrà sostituire il Latino con lingua straniera. I compagni degli istituti tecnici e professionali saranno impegnati per 32 ore a settimana. Stesso destino per i ragazzi dei licei artistici e musicali.

Riorganizzazione rete scolastica.
Attualmente, la scuola italiana funziona attraverso 10.760 istituzioni scolastiche che lavorano su 41.862 "punti di erogazione" del servizio: plessi, succursali, sedi staccate, ecc. Secondo i calcoli di viale Trastevere, 2.600 istituzioni scolastiche con un numero di alunni inferiore alle 500 unità (il minimo stabilito dalla norma per ottenere l'Autonomia) o in deroga (con una popolazione scolastica compresa fra le 300 e le 500 unità) dovrebbero essere e smembrate e accorpate ad altri istituti. Dal ondata di tagli della Gelmini si salverebbero soltanto le scuole materne. Dovrebbero, invece, chiudere i plessi e le succursali con meno di 50 alunni: circa 4.200 in tutto. In forse anche i 5.880 plessi con meno di 100 alunni. Ma l'intera operazione, che il ministro vuole avviare già a dicembre, dovrà trovare il benestare di Regioni ed enti locali.

Razionalizzazione risorse umane: i tagli.
Il capitolo dei tagli è lunghissimo. Alla fine del triennio 2009/2010-2011/2012 il governo Berlusconi farà sparire 87.400 cattedre di insegnante e 44.500 posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata): 132 mila posti in tutto. Il personale Ata verrà ridotto del 17 per cento. Il rapporto alunni/docente dovrà crescere di una unità. Maestro unico, soppressione di 11.200 specialisti di Inglese alle elementari, contrazione delle ore in tutti gli ordini di scuola, compressione del Tempo prolungato alla scuola media, rivisitazione delle classi di concorso degli insegnanti e ulteriore taglio all'organico di sostegno contribuiranno alla cura da cavallo che attende la scuola italiana. L'intera operazione dovrebbe consentire risparmi superiori a 8 miliardi di euro che in parte (30 per cento) potranno ritornare nelle tasche degli insegnanti, ma solo dei più meritevoli.


Ciao,
Marco

Cordoba e Granada: si entra nel mondo arabo!

Carissimi,

lasciata Toledo alle nostre spalle, riuscendo per miracolo a non fare nuove le fiancate della nostra Punto per le stradine impervie, ci dirigiamo verso Cordoba. Il paesaggio che attraversiamo si puo' quasi definire desertico, a Marco ricorda un po' il Nevada americano.
Non pensavamo di certo che Cordoba sarebbe stata piu' complicata da girare in macchina di Toledo! Dopo vari tentativi di raggiungere il nostro albergo, avendo a disposizione delle cartine poco dettagliate, Marco si piazza in divieto di sosta e spedisce Paola a cercare a piedi l'albergo, che non doveva essere distante, ma assolutamente impossibile da raggiungere in macchina!
Paola senza indugio va, ma quando si trova di fronte una reggia a quattro stelle dalle mura anticheggianti e le fontanelle che buttavano fuori acqua profumata, non ha dubbi: abbiamo sbagliato albergo! Invece no, il nome dell'albergo corrisponde, allora decide di fare la gran signora, raggiunge la reception e in un inglese che neanche in sei mesi a San Francisco impari, dice alla signorina che ha una prenotazione per quella sera e che ha assoluto bisogno di aiuto per raggiungere il garage. La signorina allora, notando subito il tono nobile e risoluto chiama un valet con il compito di recuperare la macchina e portarla nel parcheggio dell'albergo.
Quando Marco vede ritornare Paola scortata non puo' credere a quanto potra' venirgli questo scherzo. Passando pero' per viuzze strettissime si raggiunge finalmente il garage, il valet ci ruba le valigie e ce le fa trovare in camera. La camera e' spettacolare, nel bagno c'e' ogni sorta di capriccio: gli accappatoi, le pantofole (che naturalmente sono finite subito in valigia), latte per il corpo, spazzolini, lametta, chewingum (tutto in valigia).
Cordoba si presenta arabeggiante con un dedalo di viuzze strettissime e piene i negozi. Finiamo subito vicino alla mezquitas che visiteremo il giorno dopo. Ceniamo in un localino anch'esso arabeggiante a base di tapas, stinco di toro per Marco, pesce per Paola.
L'indomani ce la prendiamo con comodo. Fatto il check out in albergo, ci dirigiamo alla mezquitas: la piu' grande moschea europea, seconda nel mondo: incantevole e gigantesca. 850 colonne e archiin ogni direzione. E poi al centro... una cattedrale! Anch'essa molto sontuosa. Sul volantino si inneggia alla clemenza e alla lungimiranza cristiana nel rispetto e nella conservazione dei luoghi di culto delle altre religioni... Mah...
Passando da Cordoba a Granada, troviamo vaste pianure e colline coltivate a ulivi.
Tanto per cambiare... piove! Durante questo viaggio di nozze ci stiamo prendendo tanta acqua, ma non ci interessa, meglio cosi' se questo e' lo scotto da pagare per quel bel sole che ha caratterizzato il nostro matrimonio!
Pensavamo di aver gia' superato le citta' piu' complicate da percorrere in macchina, invece Granada le supera tutte (se l'escalation si conferma, chissa' a Siviglia cosa ci aspetta)! Senza esagerare abbiamo girato un'ora e mezza prima di raggiungere il nostro albergo! Non riuscivamo a prendere una via che rientrasse nella cartina che avevamo noi, quando poi ce l'abbiamo fatta, ci siamo trovati davanti strade pedonali, sensi unici (presi ovviamente sempre dalla parte sbagliata), lavori in corso... insomma quando eravamo quasi vicini, ecco che ci ritroviamo piu' lontani che mai!
Alla fine di nuovo Marco ferma la macchina in una piazzetta e spedisce Paola in avanscoperta. Paola raggiunge un altro hotel a quattro stelle (questa volta sprovvisto di valet) e rimedia una cartina con segnato il percorso da fare. Qualcosa di sbagliato nella mappa doveva esserci, ma noi risolviamo prendendo innocentemente una stradina contromano.
Marco e' fuori di se': l'unica indicazione che ha trovato per il nostro hotel era piazzata alla curva prima dell'albergo... utile!!! Inoltre, vorrebbe solo parcheggiare l'auto, andare a mangiare un boccone per pranzo (alle 17) e chiudersi in camera per non insultare nessuno, ma il check-in e' interminabile. Con una lentezza da bradipi giamaicani, ci assegnano la camera e il posto auto. Lasciata la macchina, prendiamo l'ascensore, raggiungiamo il nostro piano e cerchiamo la camera 218. Attraversiamo tutta una balconata che da' sulla reception. 201, 202... no! Arriviamo fino in fondo al corridoio. 205, 206... no! Giriamo a destra e arriviamo fino in fondo al corridoio. 209, 210... No. giriamo prima a sinistra e poi a destra e arriviamo in fondo al corridoio. 213, 214... no! Miii, ma questi corridoi sono peggio delle vie del centro! Scendiamo alcuni gradini, giriamo destra, poi a sinistra. 215, 216, 217... miii! Ci siamo! giriamo a sinistra, poi a destra, poi ancora a destra... 218!!!!! Evvai! Ce l'abbiamo fatta!
Dopo esserci riposati un po' usciamo affamati in cerca di una merenda sostanziosa (o forse e' meglio parlare di aperitivo, visto che erano quasi le 19), ma tutto cio' che troviamo e' un pacchetto di caldarroste!
Granada ci ripaga degli sforzi fatti per conquistarla: la cattedrale, visitata il giorno stesso dell'arrivo, e' bellissima, ricca di decorazioni... il giorno dopo ci aspetta un giro per il centro e poi la visita alla Alhambra per tutto il pomeriggio. Purtroppo piovigina e quindi molti esterni perdono di bellezza, ma ne acquistano in fascino! Ci troviamo ad ammirare giardini stupendi, vasche e fontane frutto dell'ingegno degli arabi, il palazzo del sultano che e' qualcosa di superbo e mai visto prima d'ora!
La sera, stanchissimi, ci concediamo un'ottima zarzuela (una zuppa di pesce, una via di mezzo tra il caciucco e la bouillabesse) al ristorante Cunini e, senza andare a ballare (noi??), ci ritiriamo, pronti per l'ultima traversata in auto: da Granada a Siviglia, passando per Rhonda!

Un caro abbraccio a tutti,
Paola & Marco

Toledo: oltre ai coltelli c'è di più...

Carissimi,
siamo in una caffetteria che dà su Plaza de Zocodover a controllare strategicamente la fermata del trenino che porta i turisti in giro per la città e a sorseggiare una liquida cioccolata calda a riparo dal vento. Avevamo comprato i biglietti per il giro delle 18, ma, nonostante fossimo giunti all'appuntamento con ben un quarto d'ora d'anticipo, vediamo che il trenino è già stracolmo! Ci siamo allora trovati costretti a rinnovare i biglietti per la corsa delle 19. Tolta la cattedrale, Toledo è una città ricca di piccole attrazioni molto sparse. Difficile improvvisare qualche visita tampone sul momento. Son due giorni che giriamo tra musei, chiese e sinagoghe. Inoltre i coltelli, per cui Toledo è famosa, non ci interessano e i dolcetti di marzapane li abbiamo già acquistati in un convento di monache, prime ad aver prodotto questi dolci secoli e secoli fa. Dunque quello che ci rimane da fare è soltanto trovare una rete libera e aggiornare il blog!
Toledo è una cittadina medievale adagiata su una rupe dalle strette viuzze percorribili a piedi. I toledani (...o toledini, o toledesi) sfrecciano in auto come i tori fra le vie di Pamplona e ti passano accanto non sfiorandoti per un millimetro, ma facendoti saltare il cuore in gola. Le viuzze ricordano per certi versi quelle di Gerusalemme, le pitture di El Greco popolano ogni chiesa e non si può rimanere indifferenti davanti all'esempio di convivenza tra religioni che la città ha saputo testimoniare fino a che nel 1492 i reali di Spagna pensarono bene di rovinare tutto dando inizio alla diaspora.
Non si può altresì rimanere indifferenti alla chiusura linguistica degli spagnoli per cui nessuno parla inglese e per farsi capire, dopo mesi di USA, siamo costretti a spiegarci a gesti. Avvilente.
I negozi sono monotematici: coltelli di ogni genere, armature medievali e derivati (abbiamo persino trovato l'arco di Legolas, il khriss di Sandokan, l'elmo di Sauron, la frusta di Indiana Jones, le manette di Zenigata e la spada di Conan). Di tutto ciò noi abbiamo apprezzato un modesto trinciapollo con annesso forchettone, mancanti all'appello tra le nostre stoviglie.
Stasera ci aspetta un ristorantino tanto decantato dalla Lonely Planet, di nome Aurelio, dopo il flop del Palacio di ieri sera che ci ha servito una zuppa castigliana insipida, una caponata di verdure discreta, uno spezzatino di cervo un po' troppo nervosetto, e una pernice alle cipolle (piatto tipico di Toledo) troppo piccola per sfamare il canarino Marco.
Domani, dopo la messa solenne in cattedrale, ci aspetta il viaggio verso Cordoba.
Un caro abbraccio,
Marco e Paola.

Ps. Caro fratellino, volevo portarti l'arco di Legolas, ma purtroppo non ci sta in valigia e temo che come bagaglio a mano non me lo facciano passare. Paola.
PPs. Tanti auguri a Raffaele che oggi si è sposato (almeno spero)!

Honeymoon: I primi giorni a Madrid e dintorni

Queridos,
el comienzo se hace ahora mismo difìcil.... ovvero...


Carissimi,

l'inizio si fa subito arduo: sveglia alle 4 del mattino (stavolta senza televisore acceso a tutto volume), caffe' e ultima sistemazione alla casa prima di scendere da papa' Maurizio liberamente offertosi di accompagnarci a Caselle.
Dopo una buona colazione al bar dell'aeroporto, facciamo il check in e pensiamo ai nostri cari amici che ci mancheranno tanto in questi dieci giorni... quasi quasi potremmo chiamarli e salutarli, anche se alle 5.45 di mattina forse potremmo disturbarli nel sonno.
Proviamo con Giulio. Dopo alcuni squilli, risponde finalmente Elisa. "Ciao! Siamo Marco e Paola. Siamo all'aeroporto, volevamo salutarvi prima di partire!". Quello che ha detto poi Elisa, forse non e' il caso di ripeterlo, e poi voi potete comunque immaginarlo... e' un po' come se vi si accendesse un televisore a tutto volume nella stanza mentre state dormendo...
Proviamo poi con Guido, che ancora nel mondo dei sogni, si mostra contento di sentirci e ci invita a chiamarlo anche l'indomani piu' o meno alla stessa ora!
Il viaggio va bene... ovviamente si dormicchia!
A Madrid ritiriamo una grande punto nuova fiammeggiante con il motore di un cinquantino e ci dirigiamo subito verso Segovia: 70 km a nord di Madrid.
Citta' medievale molto carina da visitare, ma sotto un acquazzone puo' essere molto antipatica da girare! Dopo aver visto l'acquedotto romano, la cattedrale e Alcazar, ci dirigiamo di nuovo verso la macchina. Non e' stato facile ricordare dove l'avessimo parcheggiata di preciso, ma, come per miracolo, dopo un bel po' ci capitiamo vicino.
Prima di tornare a Madrid, deviamo verso Avila a vedere (da fuori perche' ormai tardi) la cattedrale di Santa Teresa, il convento di Santa Teresa, a prendere una cioccolata di Santa Teresa ma soprattutto a prenderci un altro po' d'acqua... di Santa Teresa! Abbiamo anche la fortuna di imbatterci in un negozietto di articoli per la casa e di trovare proprio l'ampollina per l'olio che Paola ha faticosamente cercato per tutta Torino!
La sera, distrutti, ci infiliamo in un ristorantino vicino all'albergo e chiediamo di portarci la carne che abbiamo visto al tavolo affianco: mezzo chilo di bue da cuocere sulla losa davanti a noi al tavolo: la gioia di Marco!
La notte trascorrera' liscia per la sposa, mentre lo sposo lottera' contro le patatine fritte con uova e la carne di bue.

Mercoledi' 8 puntiamo la sveglia strategicamente in tempo per non perdere la colazione e ce la prendiamo con molta calma per uscire, avendo come meta l'Escorial, maestoso convento e residenza reale a 50 km da Madrid, presso il quale giungiamo alle 13,30 abbondanti.
Quando in genere la gente in Italia e' gia' con le gambe sotto il tavolo, noi prendiamo d'esempio il ritmo spagnolo e a malapena siamo pronti per iniziare la visita. Niente fotografie ufficiali (a sgamo qualcuna), stanze ricche di tele e arazzi bellissimi, incontriamo una visita guidata in italiano e allora, grazie alla nostra ricca proprieta' di linguaggio, ci improvvisiamo turisti inglesi e ci intrufoliamo "senza farci notare" nella comitiva... in questo modo ci godiamo qualche spiegazione della guida! Che volpi!
Terminata la visita, la restante parte del pomeriggio e' dedicata al riposo, in preparazione della cena. Usciamo per tempo perche' il nostro obiettivo e' un localino trovato su internet, El Ventorillo Murciano, nel quale dicono servano la miglior paella di Madrid! Dopo esserci persi 18 volte ed esserci ritrovati in una sorta di San Salvario madrilena, in una viuzza troviamo il nostro ristorante... chiuso! Forse il mercoledi' era il giorno di chiusura???
Avviliti decidiamo di affidarci al caso e cominciamo a vagare in cerca di un parcheggio... ci ritroviamo in quello sottostante Plaza Mayor, da claustrofobia. 3 piani sotto terra con il tetto alto 1.80m... Arrivati in questa piazza stupenda, una via di mezzo tra Piazza San Carlo e Piazza Statuto, troviamo una sorta di rappresentazione scenica dalla musica altissima, con centinaia di persone vestite di bianco che corrono e si raggruppano a tempo di musica! E' proprio ora di cenare!!!
Ci facciamo guidare dall'istinto e troviamo un ristorantino accogliente nel quale ci sediamo per gustare la paella. Aperto il menu', decidiamo repentinamente di cambiare piatto e di concentrare le nostre energie sulla carne, decisamente piu' tipica rispetto alla paella per quanto concerne la cucina madrilena. Abbindolati dalle descrizioni riportate in grassetto, ordiniamo belli sorridenti... Grande e' la sorpresa/delusione dopo pochi minuti nello scoprire che quanto ordinato e' uguale, identico, spiccicato al piatto della sera precedente: bue da cuocere sulla losa! Paola, senza il coraggio di guardare in faccia Marco, ma, raccolte le forze, alza lo sguardo scoppiando a ridere nel vedere la desolazione di Marco, il quale nel frattempo pensa: il "caso" ci ha proprio giocato un brutto scherzo! Non bastava il locale chiuso, ma dovevamo finire a spendere una barca di soldi per mangiare la stessa cosa di ieri! Che tristezza!!!!!
La cena si completa tra risate sull'accaduto e qualche bicchierino di un ottimo liquore a base di fichi.

Oggi, giovedi' 9 ottobre, decidiamo di girare a piedi nel centro di Madrid. Tutta la citta' e' in fermento perche' domenica sara' festa! Passeggiata nel parco, visita al museo del Prado, il pomeriggio lo passiamo a camminare nei vicoletti del centro di Madrid, pieni di negozi e gente vociante! Sebbene arriviamo tardi per la visita al palazzo reale, al contrario arriviamo troppo presto (20:00) per cenare nel tipico locale gia' tentato il giorno precedente (che apre alle 21)! Facciamo pertanto in tempo a fare un salto al museo di arte contemporanea Reina Sofia li' nei pressi con chiusura alle 21, nel quale ci togliamo lo sfizio (gratuito, vista l'ora) di ammirare qualche opera di Magritte, Miro', Dali' e Picasso (tra cui Guernica )!
Al ritorno, il locale non tarda ad aprire e la serata passa tra una paella di pesce, un mojito e tante risate!
Da domani, si cambia citta'!!! Toledo, here we come!

Un abbraccio, alla prossima avventura!
Marco & Paola

Vi ricordiamo cosi'...

Carissimi,

la maggior parte di coloro che leggeranno queste pagine, hanno gia' vissuto il nostro matrimonio, pertanto non vi tediamo con il relativo racconto, ma lasciamo qualche flash sparso di cosa abbiamo vissuto noi!

Non dimenticheremo mai:

- la notte in bianco di Paola
- Marco che porge la mano sbagliata per ricevere l'anello
- Il coro da brivido
- Chiara e Daniele i quali, non solo leggono, ma interpretano con enfasi le scritture
- Paola che arriva 10 minuti in anticipo e Ciccio che le dice di farsi un giro perche' Marco "ci sta ripensando..."
- tutte le persone che hanno pestato il vestito di Paola almeno una volta
- Batman!
- gli ex alunni di Paola della 3D e le ex colleghe
- Antonio che nel giro di 4 prove dei canti diventa magicamente intonato
- i lupetti in uniforme!
- i balli dopo pranzo
- Don Giovanni che fa un riepilogo chilometrico della vita di Paola in parrocchia e che poi snobba Marco, lo straniero!
- Marco che si emoziona nel leggere la preghiera finale
- l'emozione di dare la Comunione a parenti e amici
- la giarrettiera presa "d'istinto" da Daniele
- Guido e i magnifici 4 che non saltano neanche una prova del coro!
- il mazzo di fiori parato da Sabry e la disperazione di Simo (auguri S&S)
- Leo veramente pieno! Giulio... idem!
- i colpi di fulmine intravisti tra gli invitati
- la tv che si accende a tutto volume nella nostra camera da letto alle 4 della prima notte di nozze...
- le nonne commosse
- Gianmario alla guida della 147
- Paola interrotta mille volte nel fare il discorso al pranzo!
- Paolo che ci inonda di piacevoli complimenti
- all'arrivo a casa il condizionatore acceso in una camera da letto chiusa con la chiave congelata in freezer.
- Il tavolo piu' casinista con gli ex compagni di classe e del Poli
- la Messa che dura due ore e neanche ce ne siamo accorti
- Marco che gira tra i tavoli col suo bicchiere tatticamente mezzo vuoto e Paola che immancabilmente se ne fa riempire uno nuovo ad ogni brindisi, diventando sempre piu' rubiconda!
- Lontani parenti che si rivedono e vecchi amici che tornano in Italia apposta per noi! Siete mitici!


E voi? Quali flash avete?




Un abbraccio a tutti,
affettuosamente,

Paola e Marco

Hawai'i: finale con sorpresa!

Carissimi,

e' difficile per un italiano abituarsi al sistema delle mance americane! Paola non ce la fa ancora e io ci ho messo un po'. Per noi lasciare la mancia e' impensabile, qui e' sacro. 10% se ti hanno servito male (attenzione che non si scende sotto al 10%), 15% se sono stati cortesi e nulla di piu' e poi oltre se avete ricevuto un servizio eccellente! Abbiamo appena finito di cenare in un ristorante dell'aeroporto (potete immaginare quanto economico potesse essere). La mancia, purtroppo, va di conseguenza! Paola va in bagno e io aspetto il resto per lasciare quanto dovuto. Al suo ritorno si lamenta per la mancia lasciata (15%), non perche' eccessiva rispetto alla percentuale, ma perche' di grosse dimensioni (visto il conto). E' chiaro che spendendo molto, la mancia e' alta... Cosa ci si puo' fare? Le percentuali mica le ho inventate io!!!!

Bando alle ciance, mentre Paola e' a cercare un dessert (possibilmente economico), io guardo dai vetri il nostro aereo. E' gia' pronto al gate, un Boeing 767-300 della Hawaiian Air! Partiremo alle 22 circa da Honolulu per essere domani mattina a Los Angeles dal mio fratellino Pasquale! Finalmente, non vedo l'ora di abbracciarlo, sono mesi che ci diciamo che dobbiamo vederci, ma non c'e' mai stata occasione! Giacche' allora sapevo che il mio biglietto di ritorno per Torino (passando per Francoforte) era da Los Angeles (non chiedetemi perche', calcoli fatti a suo tempo con i miei che dovevano venirmi a trovare proprio in questo periodo), allora l'occasione era ghiotta per inserire la visita a LA (Los Angeles) alla fine della mia esperienza statunitense!
Ma, fermi tutti, cosa abbiamo fatto prima di approdare qui?

Ci siamo lasciati l'ultima volta con la descrizione dell'arrivo a Kauai, in un cottage da sogno. I giorni passati sull'isola sono stati memorabili. Il cottage si e' rivelato l'ennesima ottima scelta (pacca sulla spalla - rossissima causa sole - a me stesso) e anche il resto e' andato oltre ogni piu' rosea aspettativa!
Lunedi', primo giorno a Kauai, siamo stati in mattinata (dopo una lunga e sonora dormita) alla spiaggia chiamata Secret Beach, subito dopo il faro di Kahiluea. Un paradiso. Eravamo circa in 8 in una spiaggia non troppo grande, con la sabbia gialla, fine, le onde oceaniche che si infrangevano su una riva irregolare e scogli ai lati, come nelle migliori spiagge!! Abbiamo cercato un po d'ombra dove sdraiarsi e, tra un libro e una nuotata, la mattina e' passata in grande relax.
Per tornare alla nostra lentissima cabriolet, abbiamo fatto un sentiero con un grado di pendenza mostruoso (avremmo avuto difficolta' pure con gli scarponi, figuriamoci con i sandali) ma alla fine abbiamo conquistato il parcheggio e la nostra bollente fuoriserie!
Il programma del pomeriggio dove ancora costruirsi nelle nostre menti. Cogliamo l'occasione allora per prenderci due frullati (uno cocco e ananas, l'altro cocco e cioccolato), mentre visitiamo un mercatino di artigianato (piu' o meno locale) dal quale arraffiamo (beato cambio $->euro) alcuni gingilli che serviranno per arredare la nostra casetta! Il caldo ci prende le membra e dunque, volendone scappare, cio' che ci viene in mente e' di guidare fino alla zona sud-ovest dell'isola (noi eravamo nella parte opposta), per visitare il famoso canyon dell'isola! Le curve sono molte, Paola resiste egregiamente, si ride, si scherza e si chiacchiera, finche' non arriviamo finalmente al canyon. La vista e' superba, con colori misti tra il verde (varie tonalita') e il color rosso terra. Sono contento che Paola abbia avuto l'occasione di vedere un canyon, pure sapendo che nulla batte i caynon dell'Arizona!
Continuando sulla medesima strada incontriamo una natura spettacolare, dalle mille tonalita' di verde, ci sono campi del YMCA e del YWCA (giovani cristani americani maschi e fimmmmine), un osservatorio della NASA e, infine, il punto panoramico tanto anelato... peccato che era totalmente avvolto da una nuvola che a mala pena ci faceva scorgere l'un l'altra... una delusione tremenda sentire l'oceano in lontananza e vedere solo i cespugli a 3 metri da noi! Nonostante la paziente attesa, il risultato non e' poi cambiato! Quindi , con la coda in mezzo alle gambe, riguadagniamo il nostro lato dell'isola. Ci eravamo fatti un film: cenare a base di pesce nel luogo consigliato dalla signora sull'aereo... peccato che, arrivati li' alle 21, il ristorante chiudeva alle OTTO!!! OTTOOOOO!!! Ma puoi, tu gestore, chiudere alle OTTO??? Quando apri? Per merenda????? Mah... Ripieghiamo su un fastfood molto buono, Bubba's: il nome e' tutto un programma! All'intero, regna la scritta: Bubba si rifiuta di servire carne che costi meno di una lattina per cibo per cani... questo significa che Bubba's ci stava preparando un conto salato....... Paola si butta su un burger vegetariano, io provo il burger con la salsa teryaki (non chiedetemi cosa sia, era commestibile... tanto basta). Torniamo a casa soddisfatti del cibo e della giornata trascorsa!

Lunedi', il grande giorno! Mentre la mattina la passiamo a nord, percorrendo tutta la strada costiera e poi scegliendo una spiaggia bellissima e caraibica (con tanto di torretta bagnino tipicamente baywatchiana), il pomeriggio ci imbarchiamo per la gita tanto attesa: visita alla Na' Pali Coast al tramonto con il catamarano di Capitan Sundown!
La visita e' superiore a qualsiasi aspettativa. Il catamarano, stabile sopra un oceano che noi considereremmo agitato ma che il capitano sostiene essere decisamente calmo, ci trasporta con dolcezza a visitare questo paesaggio impossibile da scoprire altrimenti. Rocce brulle e scavate dalla forza delle onde imperano come montagne dal verde lussureggiante e dai crinali molto pronunciati, tanto che il capitano si rivolge a noi italiani chiedendoci: Non vi ricorda un po' Cortina? Scoppiamo a ridere sperando che non dicesse sul serio.
Abbarbicate sulle rocce notiamo tante caprette passeggiare e brucare, assolutamente indifferenti al precipizio che si stagliava sotto di loro. Marco fa sfoggio con il capitano della sua grandissima conoscenza in fatto di Sacre Scritture ricordando quel famoso personaggio del Vangelo che ora vediamo perso su per la montagna di fronte a noi: "la capretta smarrita"... forse era una specie leggermente diversa!
Torniamo puntuali al tramonto, salutiamo e ringraziamo i nostri compagni di viaggio (alcuni simpaticissimi della Virginia) per la compagnia fattaci durante la gita e ce ne andiamo, bruciati dal sole. Involontariamente, ci ritroviamo 10 minuti dopo tutti al Dolphin Restaurant, caldamente consigliato a tutti dal capitano. In effetti, per la cucina meritava farci un salto!

Martedi' sveglia alle 8 e fuga verso l'aeroporto con una breve sosta all'Olimpic Cafe' per fare colazione (cosi' abbondante che non avremo bisogno di fare pranzo!). Voliamo ad Honolulu dove avremo 9 ore di tempo per visitare Pearl Harbour prima di imbarcarci sull'aereo per Los Angeles.
Con poche fermate di pullman raggiungiamo la base militare e alla modica cifra di 37 dollari a cranio abbiamo la possibilita' di entrare in un sottomarino (e qui chi non e' claustrofobico, lo diventa!), in una nave da guerra, apprezzandone gli spazi piu' vivibili, in un hangar, osservando alcuni tipi di aerei utilizzati nella seconda guerra mondiale e visitando la baia, location dell'omonimo film.
A questo punto la vacanza hawaiiana si puo' decretare veramente conclusa e mestamente ce ne torniamo verso l'aereoporto per cenare e aspettare il nostro volo. Crediamo di aver visitato in lungo e in largo le isole: in 9 giorni di meglio proprio non potevamo fare. L'unico pensiero va ancora alla villa del telefilm Magnum PI... sara' stata visitabile? Mah! Il vero sogno sarebbe abitarci, non solo vederla!
That's all folks! Ci vediamo a Los Angeles!

Marco & Paola.

Hawai'i: pescecani e Ranger Ranger Smith a Maui!

Carissimi aficionados,

stiamo scrivendo dal Green Acres Cottage, ovvero dall'ultimo luogo in cui pernotteremo prima del ritorno sulla "terra ferma" (se cosi' si puo' chiamare la California!!!)
Siamo da poco atterrati su Kauai, l'isola piu' a Nord Ovest dell'arcipelago! E' sera tardi e siamo reduci da una lunga giornata passata a Maui!

Ieri, dopo la gita per vedere le amiche tartarughe, pomeriggio passato a riposarci nella piscina dell'albergo e giretto verso il sud dell'isola. Abbiamo scoperto un altro paesaggio vulcanico, prodotto dalle piu' recenti eruzioni del vulcano (ormai spento dell'isola). Un ranger (una simpatica ranger che per questioni di privacy qui chiameremo Ranger Smith), ci ha intrattenuto parlandoci dei diversi fenomeni eruttivi dell'isola e di come si e' creato il parco naturale che si trova nella zona sud della medesima! E' stato difficile per Paola starle dietro, ma i concetti sono passati bene!
Torniamo sui nostri passi e ci fermiamo su una spiggia piena di granchietti giallo/arancio velocissimi a rintanarsi al nostro passaggio. Che isola meravigliosa!
Dopo aver aspettato il tramonto (un po' invano a causa delle grosse nuvole che lo hanno oscurato), ci siamo diretti verso un bijoux di ristorante: il MamaFish House di Paia, consigliatoci dalla ragazza che guidava lo shuttle che ci ha portati dall'aeroporto a prendere l'auto rossa a noleggio! Cari miei, ricordate: sempre chiedere ai locali quali sono i posti migliori per mangiare. Ci abbiamo azzeccato in pieno per il Duke a Waikiki, ci abbiamo stra-azzeccato per questo a Maui. Abbiamo mangiato del pesce sublime in un'atmosfera calda, accompagnando il tutto con degli ottimi cocktail tropicali e concludendo con della gustosissima frutta (tropicale anch'essa).

Stamattina sveglia tardi e decisione di andare a vedere l'acquario oceanografico di Maui! Sapevo che il team con cui ieri abbiamo fatto l'uscita a Molokini+tartatughe (Maui Diving Center), aveva degli sconti per l'acquario! Gia' che eravamo li', ci siamo fatti consigliare anche un buon posto per fare colazione americana e per fare dello snorkeling nei pressi!
Biglietti alla mano, ci siamo diretti dunque al Kamaole Caffe', dove abbiamo trovato il solito hawaiano simpaticissimo, che diceva di esser stato in Italia (Roma e Venezia, ovvio) almeno una volta e di aver provato "pasta-al-dente" buona come in nessun altro posto!
La sua colazione comunque e' squisita: Paola ha preso delle specie di tortillas alle verdure e io mi sono fatto le scrambled eggs (uova strapazzate) con bacon (pancetta) alle quali sono onestamente molto affezionato! Il tutto, accompagnato da caffe' e Pepsi-stura-lavandini per Paola (con refill finche' ne vuoi! Qui funziona cosi'!!)

Il giro all'acquario e' stato molto interessante. Abbiamo visto una marea di specie di pesce protette che la legge non permette di portare in altri acquari (e da soli non sembra che ci vadano), quindi che si possono vedere solo qui! Inoltre, l'ultima stanza, la piu' affascinante e' un tubo di vetro attorno al quale nuotano i pesci della vasca piu' grande, tra cui pescecani di ogni genere (martello, tigre...) e razze dalle code lunghe e affilate, insieme con altri pesci tipicamente hawaiani molto velenosi, da cui bisogna guardarsi con maggiore attenzione quando si nuota, anche a riva!

Il pomeriggio e' stato dedicato all'ultimo bagno sull'isola e siamo anche riusciti a trovare una Messa cattolica in una chiesa molto hawaiana. Il Cristo crocifisso, detto onestamente, ci sembrava un surfista un po' troppo barbuto e muscoloso, cosi' come la madonna senza velo sembrava dalla chioma troppo folta e da vamp, ma ognuno ha la sua rappresentazione e non ci sembra che la Chiesa abbia mai regolamentato la proporzioni delle statue rappresentanti i personaggi del Vangelo!

Giungiamo cosi' al momento della riconsegna della macchina e al volo (spezzettato in due Maui-Honolulu e Honolulu-Kauai). Durante il primo pero', arrivati al gate, le porte non si aprono per un'avaria del sistema di sicurezza e il panico di perdita secondo volo ci prende le viscere (perdere l'ultima coincidenza alle 22 a Honolulu non fa piacere a nessuno). Devono rifare la manovra e spostarsi in un altro gate. Il secondo aereo ci aspettera' per portarci a destinazione! Affittiamo l'unica tipologia di auto a disposizione sull'isola: una Sebrang Cabriolet. Tanta scena, ma non corre manco se "vai a tavoletta", che, tra l'altro, in finlandese si dice "Kaasu Poiana", cosi' giusto per scriverlo da qualche parte: una perla cosi' di Ville non si deve sprecare!!

Paola gia' dorme! Vado anche io!
Buona notte, ci si sente presto!
- Marco e Paola (dormiens)

Hawai'i: tartarughe in cascata!

Carissimi,

eccoci su Maui da 2 giorni. Siamo arrivati qui la mattina di ieri, giovedi', e abbiamo trovato un'isola ancora diversa dalle prime due visitate. Scesi dall'aereo, ci danno una simpatica Chevrolet Cobalt Sport, la stessa che aveva noleggiato Nicola il collega di Bari incontrato a Berkeley qualche mese fa!

Il programma oggi e' visitare la parte nord est dell'isola, ricca di cascate, verde e selvaggia. La strada e' lunghissima e tutta curve: Paola soffre il mal d'auto e l'auto stessa non aiuta, a causa di una trasmissione automatica difficile da usare su percorsi di montagna: gli scossoni a causa delle accelerazioni abnormi a marce basse sono continui. Il piede da cambio manuale deve ancora abituarsi! I paesaggi rendono giustizia allo sforzo per raggiungerli. L'obiettivo e' di arrivare ad Hana e poi alle seven pools (la cascata che forma 7 piscine naturali), immerse nel parco nazionale Haleakala. Ce la facciamo in circa 3 ore! Davvero stancante! Era meglio partire di mattina! Il parco sta quasi chiudendo, nel senso che e' comunque aperto, ma i rangers se ne stanno andando, dunque non paghiamo l'entrata. Si sta preparando un bell'acquazzone, ma il sole ancora per poco ci degna della sua presenza!

In tutto questo ci siamo dimenticati di menzionare che la compagnia aerea non e' riuscita ad imbarcare (causa nostro ritardo nel fare il check-in) la valigia di Marco. Dunque, la ritroveremo la sera tardi all'albergo. Il problema e' che Marco non ha il costume per farsi il bagno! Dunque, arrivati alle famigerate piscine, Marco si butta in pantaloncini... Io mi limito a bagnarmi i piedi, resa pigra dal freddo!

Buttarsi in pantaloncini e' un'esperienza interessante. Per fortuna non erano quelli di velluto di uniforme. Altrimenti sarei colato a picco dal peso! L'acqua non e' per nulla fredda (siamo comunque in un'isola praticamente tropicale) e dopo qualche bracciata gia' sono abituato! Colgo l'occasione per mettermi sotto la cascata e farmi un pseudo-idro-massaggio alla testa, mentre dall'alto cascano persone (in realta' si tuffano) tirando su colonne d'acqua!
Esco e ricevo le cure amorevoli di Paola, la quale cerca in tutti i modi di non-aiutarmi nel cambio dei pantaloni. Ricevera' un assaggio sotto il naso di piede pulito, cosa che ancora devo scontare, infatti mi guardo le spalle pure di notte! Aiuto, non dormo da ieri!!!

Il ritorno e' un delirio di curve, sulla stessa strada. Guidando nella notte, sotto una pioggia battente, ce la faccio in circa 1:45, passando alla guida come uno del posto e, dunque, ricevendo strada da tutti gli americani addormentati al voltante incontrati per strada. Con Paola si parla di molte cose, questo la aiuta a non sentire troppo mal d'auto. Si discute con passione, ad esempio, di qualche regola che vorremmo condividere una volta sposati. Se io sono piu' sul "teniamo in ordine", lei e' piu' sul "moderiamoci negli acquisti". Fa piacere vedere che nella diversita' si trova la sintesi. Finiremo ad avere un sacco di cianfrusaglie in una casa disordinata!!! :-)

Arriviamo in albergo alle 21:30, stanchi morti: troviamo la valigia e una caccia al tesoro ci aspetta per ottenere la chiave della stanza. Dovremo salire al quinto piano, inserire la combinazione su un dispositivo che ci rilascera' una chiave e con essa aprire la porta della camera prima che il gallo canti... Insomma... Che fame!!! Per fortuna che c'e' il ristorante sotto! Ma, ahi noi, sta chiudendo... Pertanto dobbiamo rimetterci in auto perche' l'unico locale aperto a Maui alle 22 e' il Denny's... Come dire... il fratello meno disastrato del Mc Donald.

Stanchi a nanna, con una sveglia improponibile (5:15) per la grande avventura di oggi. Siamo appena tornati infatti dalla gita a Molokini (un cratere semi sommerso poco distante dalla costa di Maui, santuario marino in cui fare snorkeling - osservazione in maschera e pinne) e a Turtles Town, per nuotare insieme con le tartarughe marine!
Andiamo in gita morti di sonno, ma l'aria di mare ci sveglia subito. Mare calmo, bel sole (anche se basso, si parte dal molo circa alle 7:00) e i due "capitani" decisamente simpatici. Da cosa si capisce che siamo in USA? Dall'inno nazionale che si ascolta dalle casse della barca (oggi 4 luglio, giorno dell'Indipendenza), dal fatto che durante il tragitto si fa colazione a piu' riprese con mille diavolerie (frutta tropicale, salatini, dolcetti), il tutto accompagnato dal classico caffe' americano, da acqua ghiacciata e da una ghiacciaia piena zeppa di lattine per chi vuole bucarsi lo stomaco fin dalla mattina!!!
L'occasione del Molokini Crater e' attesa da settimane, per testare l'involucro subacqueo che ho acquistato per la mia macchina fotografica! E' difficile da usare, perche' universale e dunque la fotocamera ci nuota, ma una volta presa la mano le foto sono davvero belle! Qualche bel pesce si mette in posa e anche Paola fa ugualmente!
La seconda sosta alla citta' delle tartarughe e' ancora piu' emozionante. Nuotare e fotografare a mezzo metro queste enormi testuggini, cosi' (apparentemente) docili e tenere e' un'esperienza unica! Anche tra esse c'e' che si fa i fatti suoi, intenta a prendere fiato per poi tornare a farsi fare la pulizia dai pesci addetti a tale lavoro e altre piu' socievoli, che rimagono piu' "ferme" permettendo dei buoni scatti!
La gita vale tantissimo, e' consigliata! Si torna presto (verso le 11) in porto e il resto della mattinata si bighellona, cercando di recuperare un po' di sonno, oppure scrivendo il blog o leggendo un buon libro proprio qui in albergo, in riva al mare!

Hawai'i: dalla spiaggia alla giungla!




Carissimi!

Sono le 20.30, buio pesto, una stellata mozzafiato. Siamo al miglio 33
dell'hwy 11 che da Hilo porta a Kona, che passa per il celebre villaggio di Captain Cook (Big Island).
Marco e' alla guida di una jeep wrangle, mentre io batto sui tasti tentando, tra le curve, di scrivere cose sensate.
Ancora vivi nel nostro cuore i ricordi degli ultimi giorni passati a Berkeley e in particolare di ieri mattina.
Ci svegliamo praticamente all'alba e... sorpresa! Ci troviamo un personaggio sinistro in casa: Ciccio! Tornato nella notte da un veloce giretto nella California, Arizona, Nevada, Utah e introdottosi furtivamente nel nostro salotto.
Mentre consumiamo la nostra ultima colazione nella mitica casetta di Bancroft way, ascoltiamo increduli i racconti delle vacanze di Ciccio e del suo amico. Cosa vi potete aspettare da due che sulla propria macchina attaccano un cartello recante la scritta: "Parking for Sicilians only"?
John vuole a tutti i costi accompagnarci all'aeroporto, facendo per noi un sacrificio che proprio non lo lascia tranquillo: guidare la macchina! All'andata nessun problema, ci pensa Marco... ma al ritorno, chissa': incrociamo le dita!
Alle 7 circa siamo partiti, lasciando Ciccio in una casa non sua.
Arrivati in aeroporto, e' il momento dei saluti: Marco abbraccia John e gli dice qualcosa in inglese che io non intendo, io abbraccio John e gli segno qualcosa nella lingua dei segni che Marco non intende. Divertente! Una volta entrati nell'aeroporto, mi giro ancora una volta: ok, per lo meno John e' riuscito a far partire la macchina, ma dal suo incedere tortuoso sembrerebbe che abbia dimenticato il freno a mano inserito, e poi scopriremo che e' veramente stato cosi'!

Siamo finalmente nella stanza del nostro Bed and Breakfast, un centinaio di miglia dopo che Paola ha iniziato il suo racconto. Il pensiero torna a ieri e all'abbraccio con John, ricco di significato e di una promessa: ci sara' al nostro matrimonio!
La prima isola su cui voliamo e' Oahu, la piu' occidentale e affollata tra tutte. Il viaggio dura 5 ore, ma noi ne recuperiamo tre di fuso (peccato che l'aereo non voli alla velocita' della rotazione terrestre!) e cosi' ci ritroviamo a Honolulu che e' ancora mattina! Questo primo giorno sara' dedito al relax: ecco perche' ci facciamo accompagnare in hotel da uno shuttle, facciamo il check-in nel Royal Grove di Waikiki, consigliato nelle recensioni del sito "Turisti per caso" (ottimo per preparare viaggi) e ci ritroviamo in una stanza davvero bellina (qui direbbero "cozy", calda e accogliente) proprio di fronte alla piscinetta. L'albergo e' a 100 metri dal mare, tipico posto con libri usati, sala lettura, sembra un posto frequentato da letterati spiantati (noi spiantati lo siamo senza essere letterati...) e questa si configura come la prima ottima scelta di questa vacanza... Ne seguiranno a breve altre!! Ci si riposa per far stemperare il caldo (niente a che vedere qui con le fresche temperature della baia) e poi si va in spiaggia.
Non c'e' persona qui che non giri con una tavola da surf, tant'e' che cerco subito di mettermi Paola sotto braccio, procurandomi solo dolori di schiena (perche' ne soffro, badate bene, non perche' Paola pesi piu' di una tavola :-p).
Ci sistemiamo sotto l'ombra di una palma (sembra che stia imbrogliando, ma basta vedere le foto) e io, come ogni bambino, mi faccio mettere la crema da "mamma" per correre in acqua. L'impatto con l'oceano e' sublime. Acqua stranamente calda e onde lunghe e alte, roba che bisogna prenderci la mano un secondo prima di andarci disinvolto. Perche'? Ci sono almeno 3/4 posti a crescente distanza dalla riva in cui l'onda inizia a rotolare. L'ultimo, il piu' vicino, ha il difetto di esser la' dove c'e' anche il risucchio dell'onda precedente. Il risultato, e' un perfetto sgambetto! Anche Paola si fa conquistare ben presto dalle onde ed e' difficile uscire, stando attenti alle prime scottature della stagione!
La serata, seguendo i consigli dell'iraniano dello shuttle, e' d'obbligo passarla al Duke Restaurant. Dopo circa un'ora d'attesa, passata a chiacchierare e a vedere vetrine (l'iraniano ci aveva consigliato di andare a cena alle 17 per evitare di fare coda, ma voi li vedete due italiani fare cena alle 17?), ebbene, dopo un'ora veniamo fatti accomodare ad un tavolo di legno massello, in un'atmosfera calda, dalle luci soffuse, ma dal molto chiasso. Sembra di stare nella stiva di una barca. Tutto in legno, tantissime foto e cimeli, tavole da surf ovunque e un menu' cartaceo che noi sapevamo gia' a memoria, essendoci impegnati ad entrare gia' preparati!!
Il cibo e' buono e i cocktail alla frutta ancora di piu'! Usciamo a fare due passi e mi godo una passeggiata lungo mare con una Paola leggermente brilla che e' uno spasso impagabile! Mi faccio volentieri portare da lei in albergo, finendo pero' in un mercatino qualche traversa prima di quella giusta! Guadagnato l'albergo, si riposa a lungo come non ci capitava da giorni e giorni.

Al risveglio, oggi martedi' 1 luglio, ce la prendiamo con comodo nel fare colazione in riva al mare e nello sbrigare qualche commissione! Oggi, tolta la breve parentesi di Oahu, isola su cui non puntiamo per nulla, i nostri passi si dirigono invece verso l'isola piu' naturalistica, selvaggia ed eterogenea dell'arcipelago: Big Island.
Voliamo all'ora di pranzo e atterriamo in una landa desolata, che sembra la luna. Dovete sapere che Big Island e' stata formata dall'attivita' eruttiva di due vulcani. La parte sud dell'isola rispecchia queste origini e l'attivita' che i crateri ancora esercitano quotidianamente! E' proprio per questo che siamo qui. L'obiettivo e' di andare a fare un sentiero che ci portera' vicinissimi alla lava che scorre! Rigorosamente da vedere al tramonto, tornando sui propri passi con frontale accesa e ben carica!
L'isola si presta ad un noleggio sui generis: prendiamo, come gia' raccontato da Paola, una Jeep Wrangler che ci permettera' di fare i sentieri tortuosi in avvicinamento al vulcano e all'osservatorio astronomico, che e' una delle altre attrazioni dell'isola. Si cominciano a macinare miglia, ma ci accorgiamo da subito che il tempo ci e' tiranno e non riusciremo a vedere oggi il vulcano. Questo non e' un peccato perche' il viaggio (svolto facendo il periplo dell'isola da ovest in senso antiorario, proprio per evitare il traffico della costa occidentale) ci mostra delle perle di rara bellezza. Tutta la parte nord dell'isola e' l'opposto della brulla parte sud: ovvero rigogliosa e verdissima! Guido abbagliato dai colori che si avvicendano: blu, azzurro, grigiastro alla nostra sinistra e' il mare con qualche nuvola di troppo, verde, giallo, pieno di palme, banani e chissa' quali e quante migliaia di altre specie e' l'entroterra tropicale! Ci ritagliamo anche il tempo, nonostante le parecchie miglia che dovremo percorrere, per visitare una cascata d'acqua bellissima! Akaka Fall! Per arrivarvi, sentiero facilissimo tra una vegetazione rigogliosa da gustare passo per passo! Mowgli, arriviamoooo!!!! :-)
Il viaggio prosegue fino casa, di e scrivendo il blog che ora state leggendo!
Il bed and breakfast e' (scusate il termine) inculatissimo! Mamma mia dove siamo finiti! Il parcheggio e lo scarico dei bagagli non e' cosa che ci fa stare tranquilli: dalla giungla, gia' rigogliosa dietro al baule, provengono versi di animali assolutamente sconosciuti nelle nostre citta', in piu' al buio si puo' dire che ci caghiamo letteralmente in mano! Cosa saranno stati? Pensiamo a scimmie di ogni specie, e magari insieme a loro sono appostati anche serpenti, cinghiali tropicali, iguane, tartarughe ninja e chissa' cos'altro! Ad ogni modo, con una pila frontale puntata verso la giungla, scarichiamo la macchina alla velocita' della luce e ci precipitiamo dentro la casa. La casa (di cui noi occupiamo una stanza) e' unica, spettacolare e stra-accogliente! Purtroppo arriviamo tardi abbastanza che tutti sono gia' nelle proprie stanze. Solo Jackie, la figlia dei proprietari, viene a salutarci, probabilmente svegliata dal nostro scapicollarci per il vialetto. Sembra una delle amiche di John: scalza, respira come loro (e vi assicuro che sti indu', per via della pratica dello Yoga, hanno ben un modo diverso di modulare il respiro!!) e parla affettata come loro! Le chiediamo, cercando di sembrare piu' incuriositi che spaventati, a chi appartengano quei strani versi la' fuori: "chikken!" e' la sua risposta... temutissimi polli! Lei ci mette su un po' d'acqua e noi da bravi italiani ci facciamo una pasta veloce con degli spaghetti thailandesi comprati al LogsDrug (e vi ho detto tutto rispetto alla loro qualita'), conditi con una salsa di pomodoro piccante (stesso market), che normalmente qui in USA si mette sulle patatine o sulle tortillas, ma che noi, alternativi, metteremo sulla pasta. Il risultato non e' male: Paola fa i piatti, mentre io cerco di debellare la classe degli insetti dalla faccia della terra, uscendone sconfitto anche dalla debellione nella sola cucina... Anche uno scarafaggio enorme si fa beffe di me e del bicchiere che astutamente avevo pensato di usare per catturarlo!
Domani la colazione e' alle 8:30, ora sono le 0:11 e sono pronto per crollare a nanna (Paola e' gia' tra le braccia di Morfeo da tempo)!
Buona notte!

Buon giorno,
ben svegliati! Se non vi e' mai capitato di gustare una colazione a base di frutti tropicali, pancake alla banana, bacon e del buon caffe' appena macinato prodotto localmente a Kona, circondati da una natura rigogliosa in compagnia di gechi variopinti, allora il nostro consiglio e' di trascorrere qualche notte al The Edge of the World. Questo e' stato l'idillio che abbiamo vissuto stamattina. La casa e la vista mare sono cosi' confortevoli che ci abbiamo messo un bel po' ad uscire.
Prima, e apparentemente unica, destinazione della giornata il Parco Nazionale del vulcano di Big Island, che racchiude i vulcani di Mauna Loa (il piu' grande al mondo) e di Kilauea.
Lungo la strada per raggiungere il parco, situato nel sud dell'isola, il paesaggio cambia continuamente. Si passa da luogo tetri (resi ancora piu' scuri dalle nuvole cupe che ci avvolgono) a luoghi ricchi di vegetazione rigogliosa (come gia' trovati a nord). Ci fermiamo per fare rifornimento in una stazione e saggiamo un po' della vera Big Island, luogo di gente semplice, a volte proprio povera, spesso trasandata, ma costantemente sorridente e paziente nell'aspettare che due turisti accomunata da
Dopo circa due ore di tornanti, il parco e' finalmente all'orizzonte. Ci informiamo presso il Visitor Center circa le attuali attivita' eruttive dei crateri, scoprendo che parte dell'anello che gira attorno ad essi e' chiuso a causa di una grossa colonna di gas tossico che ha preso a fluire dal cratere di Mauna Loa e che la tanto anelata visione della lava fluida e' al di fuori del parco, addirittura lungo un altro costone dell'isola.
Prima di guardare da vicino la colonna di gas, ci concediamo un veloce pasto nel quale la pietanza degna maggiormente di nota e' il dessert a base di cocco, panna e gelato alla vaniglia.
La visita ai crateri ha dello spettrale ed inquieta noi poveri fans del Signore degli Anelli, timorosi di incontrare sul nostro cammino qualche reduce della distruzione di Mordor.
La pioggia battente finissima ci rende ancora piu' pigri nell'affrontare qualsiasi tipo di sentiero che ci porti a piu' di dieci passi dalla jeep, pertanto ci limitiamo ad osservare le meraviglie di questo posto apocalittico relativamente da lontano.
La seconda tappa del tour vulcanico e' raggiunta dopo aver macinato almeno altre 60 miglia. Pur non potendo percorrere altri sentieri sicuramente piu' affascinanti, solo seguendo la colonna di persone ligie al dovere e risolute a non bruciarsi neanche il mignolo di un piede, arriviamo laddove e' possibile vedere l'effetto della lava che, buttandosi in mare, solleva una densa e affascinante colonna di fumo bianco. Rimaniamo per qualche minuto ad osservare la scena tra il meravigliato e il deluso (speravamo di vedere fiumi di magma ed esplosioni cataclismiche di lapilli), dopodiche' la spavalderia di Paola direziona i nostri passi verso l'osservatore astronomico sul monte Manua Kea (4.200 m).
La stanchezza comincia a farsi sentire, ma noi stoici conquistiamo in circa due ore il Visitor Center di Onizuka. La situazione e' di quelle disperate: la fame incombe e tutto cio' che abbiamo da sgranocchiare sono due (ed esattamente due!) crackers salvati dal pranzo, il freddo a circa 2.800 m cominciava a pungere i nostri polpaccetti abituati al calore lavico e, per quanto potessimo impegnarci a salire fino al vero osservatorio a 4.200 m, tutto sarebbe risultato vano a causa del fatto che avremmo trovato tutto chiuso. Meno male che pero' proprio fuori dal visitor center due guide stavano mostrando Saturno e Giove con altrettanti telescopi professionali. Scopriamo, chiacchierando con un'arzilla guida sulla settantina, che la costellazione di Orione e' invernale qui e si vede soltanto poco prima dell'alba! Altro mondo!!
Questa magra soddisfazione oltre alla visione del classico video che trovi in ogni visitor center di ogni parco americano (questo mostrava la costruzione dei magnifici telescopi a noi preclusi dall'oscurita'), riprendiamo la strada di casa che ci portera' esattamente al tempo presente, alle 23.40, in cui cerchiamo di ammazzare il sonno dettando e scrivendo delle parole strada facendo, le quali speriamo avranno un senso domani alla loro rilettura. In diretta Marco tenta disperatamente di imboccare la stradina giusta che ci portera' a casa... evviva ce l'abbiamo fatta!
Dopo qualche curva, ci ricordiamo la strada! Si entra di soppiatto a casa, si desiste dal cucinare una cena calda (solo una banana e dei crakers) e siamo gia' pronti per la nanna! Domani, sveglia alle 6:45 perche' una nuova avventura ci aspetta!!! Si vola a Maui Island!

Mahalo per la lettura!
Buona notte!
- Marco e Paola

Paola conquista la California!!



Carissimi!!

Continua la nostra avventura in suolo statunitense!
Il primo effetto speciale con cui ho voluto spiazzare Paola e' essere andato a prenderla con un'auto a dir poco originale: una vecchissima Subaru rossa di un amico di John, dal cofano dipinto con un ragno nero, dal cruscotto pieno di statuette del dio Ganesha e dalle cinture di sicurezza che ti avvolgono dall'alto come si vede nei film americani degli anni '80.
Essendo quasi l'ora di cena, quella sera non ci e' rimasto molto tempo per visitare la baia, quindi anche Paola, come gia' avevano fatto i miei, e' stata sottoposta alla cura "mega hamburger da Giant Nations" per poi approdare a casa, stanchi, pronti a fare le presentazioni di rito con John, Jen ed Erick.

Martedi' passa senza troppe novita': io mi ritaglio gli ultimi momenti al Lab in cui svuoto l'ufficio e faccio planning con Marco e Roberta per i mesi a venire. Paola cerca di riprendersi dal fusorario e di instaurare improbabili conversazioni gestuali con John, buon segnante, peccato che l'American Signs Language e' decisamente diverso dalla Lingua dei Segni Italiana. La sera siamo invitati a cena da Raffo e Davide che fanno un'ottima pizza. Si chiacchiera con gli altri due inquilini (un francese che provo a sfottere un po' per la partita vinta, ma senza convinzione vista la nostra recente sconfitta con la Spagna) e la sua ragazza che e' interessata a capire come e perche' sia noi sia Raffo abbiamo deciso di sposarci cosi' "giovani", mentre lei dovra' penare ancora un bel po' per far si' che il francese si decida!

Mercoledi', mentre Marco trascorre il suo ultimo giorno di lavoro, io, abbandonata al mio destino, passeggio per le vie di Berkeley con una cartina in mano. Visito cosi' il campus universitario e mi siedo su una panchina a godermi il sole e a leggere un libro. Osservo anche la gente che passa. Non uno studente senza la classica felpina "Berkeley - Cal" e qualche nero che passa cantando allegramente. Tornata lentamente verso l'ufficio, convinta che Marco al solito fosse in ritardo per il pranzo, mi accorgo che Berkeley ha dei veri poteri curativi perche' Marco era per strada ad aspettarmi da tempo! Gente, mai disperare! I miracoli accadono!
La sera finalmente saggio il suolo di San Francisco: facciamo in giro in auto durante il quale per la maggior parte del tempo dormo, per poi concedere al luogo pochi momenti di lucidita' e ammirare quanto Marco vuole farmi visitare.
Ho cosi' il piacere di vedere le case galleggianti di Sausalito, un bellissimo tramonto dal faro di Point Bonita, di passare sul Golden Gate e perdere il mio sguardo lungo la distesa di onde di Ocean Beach, luccicanti al chiarore della luna, fino poi a scoprire che poco distante, all'inizio del Golden Gate Park c'e' uno splendido Wind Mill (un mulino a vento) e che la pronuncia del Fainanscial (o Finanscial o Fainancial) District e' molto piu' difficile a ricordare di quanto sembri.

Giovedi' e' un giorno speciale: il mio primo giorno di vacanza dopo poco meno di sei mesi di lavoro in suolo statunitense. La mattina la passiamo ad Alcatraz. Era da tanto che desideravo visitarla e meno male che Paola era dell'idea di andarci insieme!
Partiamo in auto decisamente per tempo e seguiamo il suggerimento di John: ci dirigiamo verso la North Berkeley BART Station, la piu' vicina a casa, dove troviamo come preannunciato una fila di almeno una trentina (non di Trento!) di persone in attesa di un passaggio (a ride) per Downtown San Francisco. In questo modo, caricata una ragazza molto simpatica dalle origini colombiane, essendo almeno tre persone in auto, si fa Carpooling con tanto di corsia privilegiata in autostrada e passaggio gratuito sul Bay Bridge. Grazie John per il suggerimento!

Sbarchiamo sull'isola di Alcatraz, accolti da un cartella che reca la seguente scritta: "Chi favorisce l'evasione dei detenuti, sara' perseguito penalmente"! Alcatraz e' tanta natura, molto mistero, un luogo misto di terrore, paura e sofferenza. I detenuti al loro arrivo venivano accolti con un monito perentorio, l'Art. 5 del Regolamento del Carcere: "Voi avete diritto a vitto, alloggio e assistenza sanitaria: tutto il resto consideratelo un privilegio".
L'augiotour ci fa scoprire molti dei segreti di questa isola inospitale e terrificante. La city, apparentemente a portata di mano, era un miraggio impossibile da raggiungere pure per quei pochissimi detenuti che riuscirono ad eludere la sicurezza; questo a causa delle forti correnti e dell'acqua gelata della baia! Solo Clint Eastwood in "Fuga da Alcatraz" si vocifera che ce l'abbia fatta, alla faccia di quell'evaso dal nome Morris che l'attore interpretava, le cui sorti post fuga sono rimaste dubbie!
Prima di lasciare il carcere, quasi come se fossimo alla fiera del Libro di Torino, ci siamo imbattuti in un ex detenuto, ora ottantenne, che firmava copie del libro appena pubblicato. Nessuno di noi due ha avuto il coraggio di chiedergli di cosa fosse stato accusato!
Lasciato il bookstore ed evitati accuratamente tutti i souvenir di dubbio gusto quali la tazza del carcerato, le chiavi del carceriere e le schede fotocopiate di ogni singolo detenuto (utili giusto per capire la mente umana fin dove riesce a spingersi), ci imbarchiamo per la terra ferma, salutando con ammirazione il faro dell'isola di Alcatraz, il piu' antico (nonche' ancora in funzione) tra i fari della costa occidentale degli Stati Uniti, faro che ha tenuto compagnia a Marco nelle serate passate ad ammirare la baia dalle colline di Berkeley (e qui poco che ci scappa la lacrimuccia)!
Morti dalla fame, ci concediamo ancora un giro sul molo 39 (il turistico Pier 39) e in Fisherman Wharf, in cui pranziamo a base di crab al vapore (granchio) e clam Chauwder (zuppa di vongole) servita dentro una pagnotta scavata!
Non facciamo ritorno a Berkeley prima di aver zigzagato per Lombard Street e aver dato un'occhiata a North Beach!
La sera ho l'onore di conoscere Lisa e Jay, gli angeli custodi di Marco. Ceniamo in un locale country tipicamente americano, a base di steak, carne, contorni interminabili e due dessert (uno panna e cioccolato, uno con delle fragole enormi) che avrebbero fatto impallidire persino Bud Spencer in "Occhio alla penna"! L'occasione e' d'oro per consegnare loro la partecipazione e sara' elevata la probabilita' di averli al nostro matrimonio, giacche' destino ha voluto che il fratello di Lisa si sposi vicino a Torino proprio la settimana prima di noi!


Venerdi' e' il grande giorno della partenza per lo Yosemite National Park. Mille piccoli impegni di fanno ritardare, ma alla fine ci mettiamo in viaggio e conquistiamo pur con qualche ora di troppo (interminabile la fila in autostrada), un posto in prima fila per gustarci la natura di questo parco stupendo. Abbiamo il privilegio di dormire in una tenda nel bosco (Curry Village), di cenare vicini ad un procione (qui detto racoon) non troppo antipatico (quelli di Berkeley lo sono) e di svegliarci nel cuore della notte terrorizzati da due colpi di fucile sparati in lontananza!

Il sabato e' dedicato alla visita alle cascate (Upper e Lower Yosemite Falls e BridalXXX Fall) e a El Capitan, ripercorrendo parte delle orme gia' calpestate con i miei. Inoltre, visto che finalmente e' aperto, ci concediamo una vista della valle mozzafiato dall'alto di Glacier Point, per poi pranzare sotto le secolari sequoie di Mariposa Grove e far ritorno a casa , dove ci aspetta una cena a casa di Roberta (ottimi gnocchi fatti in casa) e una serata di clubbing con Raffo e Gisela, in un locale in cui (visto il weekend che vi stiamo per raccontare) ospitva stranamente una serata gay!

Domenica abbiamo assistito alla sfilata dell'attesissima Gay Parade di San Francisco (la piu' grande e assortita del mondo). E' stato un ottimo momento per discutere tra noi due di diritti dei gay, argomento sul quale ci e' particolarmente difficile essere totalmente aderenti alla posizione della Chiesa. Nel pomeriggio, nonostante il sonno e la stanchezza accumulata negli ultimi giorni, abbiamo ancora girato per il party organizzato dopo la Parade, tra le strade del Civic Center, per poi spostarci con John a North Beach e a China Town, in cui abbiamo camminato per vie affascinanti e visitato la vera libreria dove nacque il movimento della Beat Generation!


La sera c'e' stata la cena di arrivederci (spero) con la quale ho cercato di salutare molte delle persone conosciute in baia, con le quali ho condiviso questi mesi. Eravamo quasi 40, in un posto speciale: la Trattoria La Siciliana. Nonostante la cucina non fosse esattamente esattamente quella italiana a causa del brutto vizio americano di mettere troppo aglio nei piatti, ritengo che sia stato comunque il miglior modo per salutare tutti, lasciando di me un ricordo saporito! Ho ricevuto qualche pensiero, molte parole d'affetto, qualche lettera, un bellissimo libro su Berkeley autografato e dedicato da tutti i presenti, tutte cose che custodiro' gelosamente nel mio cuore.

Cara Berkeley, cari amici e colleghi, ho trascorso qui i sei mesi piu' impegnativi, interessanti, dinamici e divertenti della mia vita: torno a casa con il cuore gonfio di ricordi e di nostalgia.
Faccio mie le parole del Fiddler Jones, dall'Antologia di Spoon River:

The earth keeps some vibration going
There in your heart, and that is you.
And if the people find you can fiddle,
Why, fiddle you must, for all your life.
What do you see, a harvest of clover?
Or a meadow to walk through to the river?
The wind’s in the corn; you rub your hands
For beeves hereafter ready for market;
Or else you hear the rustle of skirts
Like the girls when dancing at Little Grove.
To Cooney Potter a pillar of dust
Or whirling leaves meant ruinous drouth;
They looked to me like Red-Head Sammy
Stepping it off, to “Toor-a-Loor.”
How could I till my forty acres
Not to speak of getting more,
With a medley of horns, bassoons and piccolos
Stirred in my brain by crows and robins
And the creak of a wind-mill—only these?
And I never started to plow in my life
That some one did not stop in the road
And take me away to a dance or picnic.
I ended up with forty acres;
I ended up with a broken fiddle—
And a broken laugh, and a thousand memories,
And not a single regret.


Mi piacerebbe dire di aver vissuto cosi' questi sei mesi: migliaia di ricordi e neanche un rimorso!


Goodbye California and Aloha Hawaii! Here we come!!!!

Paola e Marco

Paola is here!

Carissimi,

mi e' imperdonabile il ritardo con cui aggiorno il mio blog. Le ultime settimane sono state talmente intense che ogni avventura vissuta mi scoraggiava sempre piu' nel metterci mano. Solo un evento cosi' importante e l'insistenza della reale protagonista, nonche' degli scalpitanti lettori, mi potevano far ricominciare battere sui tasti, concependo questo titolo carrambesco: Paola is here!
Dopo mesi di attesa, in data 23 giugno due persone nel mondo accantonano il conto alla rovescia dei giorni per passare a quello delle ore che le separano.

Ebbene si', il momento e' finalmente giunto! Io, Paola, mi ritrovo all'aeroporto di Caselle, scortata da mamma, papa' e fratello su cui riverso a gogo' i miei soliti timori: "Se l'aereo cade, vi chiamo!". Per farmi stare zitta, mi riempiono di giornali e cruciverba.
Subito dopo il check-in, mi compro un panino e dell'acqua per pranzo, convinta che a Francoforte non sarei riuscita a farmi capire. Una volta a Francoforte aspetto di sapere presso quale gate devo presentarmi.
Dopo vari chilometri percorsi a piedi e aver visitato ogni angolo dell'aeroporto francofortese, giungo finalmente nel posto giusto. E qui iniziano i controlli!
1- Al desk una signorina mi chiede biglietto e passaporto, glieli mostro, mi fa passare. E' andata!
2- Un poliziotto mi controlla il passaporto, mi lascia passare pure lui, ma non prima di avermi detto "Italia? Bonciorno! Al dente?"
3- Al controllo bagagli a mano, mi aprono la valigia e scovano un'arma letale: una bottiglietta d'acqua! Profondamente in colpa, dico "Non e' mia! Mi vogliono incastrare!". Risultato: mi viene sequestrata l'acqua, ma niente panico! Due metri piu' in la' c'e' un venditore ambualnte pieno di qualsiasi cosa da mangiare e da bere. Chiedo allora una bottiglietta d'acqua: 2,75 euro... sti c...!
4- mi metto in coda per l'ultimo controllo, ma, a differenza di tutti quelli davanti a me, evidentemente terroristi ormai noti alle forze dell'ordine, io non vengo lasciata passare immediatamente, ma vengo mandata in un angolino a compilare un modulo in cui giuro e spergiuro di non aver mai pensato male di Bush, di credere fortemente che gli Stati Uniti vinceranno gli Europei e che osama per me e' sempre solo stata una marca di pennarelli. Fatti i compiti, mi sento pronta per spiccare il volo, ma non e' ancora finita qui, perche' il poliziotto pacatamente mi chiede "Are you a drinker?" (Sei una che beve?). Dopo un veloce esame di coscienza, rispondo guardinga "No!" (se intendi sotto i 40'). Al suo insistere "Davvero?", rispondo ancora piu' decisa "Certo!", sperando in cuor mio di aver capito bene la domanda e che comunque la bottiglietta d'acqua che avevo in mano non fosse inclusa.
Alla fine vengo promossa e salgo sull'aereo. Mi metto alla ricerca del mio posto a sedere, osservando sollevata quelli che mi lascio alle spalle: belli, spaziosi, comodi... ma purtroppo di prima classe! Il mio presentava invece mezzo metro cubo d'aria, un cuscino e una copertina lacera.
Mi sistemo in attesa che giunga il mio vicino: un signore tedesco sulla quarantina che durante il viaggio cerchera' di darmi discorso, ma io dopo mezz'ora di conversazione in inglese, sorridendo anche quando capivo solo vagamente di cosa stesse parlando, tiro fuori il mio sudoku e mi butto nel mondo dei numeri.
Purtroppo dal mio posto vicino al finestrino potevo vedere solo l'ala dell'aereo, ma e' stato emozionante lo stesso: non mi e' mai successo di vedere non tramontare mai il sole!
Il tempo e' passato tutto sommato velocemente tra un pisolo, un film in inglese, un cruciverba, un po' di musica, un po' di lettura, uno sguardo alla mappa che mostrava la strada percorsa e quella rimanente e naturalmente il solito modulo da compilare!
Ci vengono anche serviti cibi e bevande e non ho ben capito con quale ordine logico.
Anyway, poco prima delle 20 (ora di San Francisco) atterriamo in aeroporto. Mi dirigo ancora una volta al controllo passaporti, pronta per un nuovo interrogatorio, e contenta, perche' tanto ormai negli Stati Uniti c'ero arrivata! Il poliziotto mi saluta e senza mezze misure mi chiede perche' sono venuta negli Stati Uniti.
- Vacanza.
- Hai amici a Berkeley?
- Il mio fidanzato.
- Porti con te cibo? Non hai portato PASTA al tuo ragazzo?
- Certo. Rigorosamente al dente!
- Hai con te piu' di 10.000 dollari?
- Si'... magari!
Mi prende le impronte digitali, mi fa una foto ricordo e mi lascia passare. Evvai!
Aspetto il mio bagaglio che tarda ad arrivare e nel frattempo penso che potrebbe essere finito a Tokyo o a San Paolo, ma no... eccolo finalmente! Lo trascino a fatica sul carrello e inizio a planare verso l'uscita. Ma ecco che mi si para davanti un nuovo poliziotto che mi chiede ancora le stesse cose! Ma dico io, me l'ha gia' chiesto il tuo amico di prima, non potete parlarvi anche un po' tra di voi? Quante volte volete sapere che sono qui per vacanza, che ho raggiunto il mio ragazzo che studia qui da sei mesi, che adesso alla faccia vostra che ve ne state qui a stressare i turisti, ce ne andiamo alle Hawaii?
Ok, anche questo sembra soddisfatto e mi saluta con "You're welcome in the United States". Si', ma che fatica entrarci!
Finalmente posso dirigermi verso l'uscita. Sorrido a tutte le telecamere che incontro, convinta che Marco mi stia osservando dall'altra parte e poi, dietro le ultime porte, finalmente lo vedo!

Una volta apparsa sugli schermi dell'aeroporto, ho avuto la certezza matematica che Paola non si fosse imbarcata per Bangkog e che dunque tanta attesa e tante videocall skype malfunzionanti erano finalmente terminate. Dopo un forte abbraccio che ci ha fatto dimenticare in un baleno tanti mesi separati, eccoci pronti per conquistare gli USA!

To be continued...

Paola & Marco

2010 miglia in 4 giorni!



Carissimi,

se non mi metto a raccontarvi anche questa, rischio di rimanere troppo indietro! Allora vi narro il lungo weekend del Memorial Day (da venerdi' a lunedi') che abbiamo sfruttato con Raffo e Roberta per andare a visitare Las Vegas e dintorni.
Preparazione in quattroequattrotto, trasciniamo con noi anche Roberta ancora col jetlag da recuperare (sara' talmente stanca alla fine che non ci saranno problemi a dormire fino a tardi la mattina), prenotiamo gli alberghi pensando alle varie tappe e alle 12 precise di venerdi' 23 maggio ce ne partiamo dalla baia, direzione Vegas.
Ci aspettano 565 miglia (910 km) da compiere in meno di 9 ore! Il viaggio e' lunghissimo, ma passa, grazie alla compagnia. Si fila molto piu' svelti con la Mustang che col camper!!!
Perche' non l'aereo? Prezzi mostruosi, ci siamo decisi troppo tardi... alla fine abbiamo speso in tutto quanto avremmo speso per 3/4 di biglietto d'aereo...
Arriviamo a Vegas verso le 9pm e facciamo in tempo a salire sulla torre dello Stratosphere (l'albergo dove abbiamo deciso di prenotare), ovvero la torre piu' alta d'America (circa 350m) da cui si vede bene tutta Las Vegas e sopratutto lo Strip (si pronuncia come si legge, grazie John per la delucidazione) che e' la via principale, piena di hotel e casino'.
Vegas e' un carnaio di gente, luci ovunque e alchool a volonta'. C'e' chi va per giocare (i casino' sono illuminati a giorno e sono senza orologi di modo che la gente vi perda la cognizione del tempo), chi per ballare e cuccare... noi ci siamo presentati con un cavalletto e una macchina fotografica: abbiamo fotografato le luci e le ricostruzioni (c'e' Venezia, l'antica Roma, l'antico Egitto, Parigi, New York... zero originalita'), siamo andati al Bellagio (il casino'-hotel piu' famoso in cui hanno girato anche Ocean 11) e nel quale abbiamo comprato 2 fiches da 1 dollaro ciascuna da regalare (so io a chi) come souvenir e ce ne siamo di fatto tornati in albergo, felici e pasciuti... Vegas e' sopratutto altro... ma non avevamo tempo e testa per quelle minchiate! Ci aspettava uno degli spettacoli piu' affascinanti che abbia mai visto nella mia vita!

Antelope Canyon
La giornata di sabato inizia uggiosa. Si lascia Vegas destinazione Page, dove si fa tappa per visitare l'Antelope Canyon. Durante la traversata (altre 450 miglia), ci fermiamo a vedere qualche posto che merita. In particolare prendiamo una stradina sterrata (povera Mustang) che ci porta al Paria Canyon (Coyote Buttes), famoso perche' ospita (dopo una camminata di varie miglia che non abbiamo fatto per mancanza di tempo e di un permesso che si conquista solo con i punti del Mulino Bianco) il famoso The Wave, meta ambita da ogni fotografo che si rispetti... (ma mai come l'Antelope...)
Si arriva stancamente a Page, visitando la diga che da' origine al Lake Powell e, prima del check-in in albergo, andiamo a visitare un'altra mini perla della gita, ovvero l'HorseShoe Bend, un posto in cui uno degli immissari del Colorado River compie un'ansa di 180 gradi meravigliosa, a forma di ferro di cavallo! Li' abbiamo aspettato il tramonto, tra rocce infuocate e acqua verdissima, per poi concederci steak e birra in un diner vecchio stile country, di fronte all'albergo!
Page e' costruita attorno ad una strada principale che, come ogni via principale di un villaggio americano che si rispetti, vede affacciarsi su di se' gli edifici piu' importanti del paese.
La cosa strana qui e' che la via e' un lunghiiiiiissimo curvone che compie una specie di ferro di cavallo dal raggio chilometrico (volevano riprodurre L'horseshoe bend?). Vi lascio immaginare l'urbanistica di questo luogo. La cosa ancora piu' strana e' che, in un paesino veramente di 4 anime, avremmo contato sulla sola via principale almeno 10 luoghi di culto diversi: chiesa cattolica, cristiani dell'ultimo giorno, battisti, anabattisti, resuscitati, scintoisti, la setta del settimo giorno, insomma... il dubbio e' se non c'e' qualche residente che aderisce a piu' di una religione contemporaneamente, giusto per non lasciare sguarnito di "pubblico" nessuno dei suddetti luoghi. Ad ogni modo, la messa cattolica delle 9am era abbastanza popolata.

Alle 11 pronti per partire per l'Antelope Canyon con un enorme Big Foot. Riusciamo all'ultimo a imbucarci nel tour per veri fotografi fighetti (tanto pure noi ci siamo portati il cavalletto...) Dopo un po' di sobbalzi e shekerate, arriviamo al canyon (le foto parlano da sole) e, prima di entrare, qualcuno si stupisce che il gruppo sia da 13 invece che da 10... siamo mica noi gli imbucati?
Cos'e' l'antelope Canyon? E' uno degli oltre 30 slotted canyon (piccoli canyon, che a volte sembrano delle fessure nella roccia) di quella regione. Un cunicolo lungo non oltre 200m, completamente scavato da vento e acqua, pericolosissimo quando inizia a piovere, un miracolo della natura quando vi batte il sole.
La prima ora il canyon e' affollatissimo, scattiamo delle foto molto belle, con la guida indiana che solleva la sabbia da terra per far risaltare meglio i fasci di luce del sole.
Qualche giapponese dalla macchina ultra professionale, capitato li' per caso, grazie al fatto che puo' contare su una velocita' di scatto di 6 foto al secondo sigaretta compresa, spara tutta la memory card nei primi 10 metri scordandosi il tappo sull'obiettivo, cristonando poi contro Confucio per non aver comprato la memoria da 100Gb in offerta il mese scorso! Io ci metto un po' a carburare, mi faccio prendere dall'emozione di poter usare il cavalletto in un posto vero (non a Las Vegas) e, dopo un po' di errori, mi tolgo qualche bella soddisfazione. I complimenti anche a Raffo per le ottime foto fatte, pur senza cavalletto.
Il cavalletto da' pero' la possibilita' di provare una tecnica, che si chiama HDR (High Dynamic Range). Se notate, alcune foto dello slide show sono particolari perche' in pratica sono una sovrapposizione di almeno tre o piu' fotografie fatte con un cavalletto allo stesso soggetto ma con differenti esposizioni (quindi almeno una sottoesposta scura, una sovraesposta molto chiara e una normale). Combinando le tre o piu' foto si possono far risaltare meglio alcuni particolari. Tanto per intenderci, nessuna delle tre foto da cui quelle fotone derivano puo' contenere tutti i particolari della foto-somma. In una (quella che rappresenta l'entrata del canyon) si riesce a rendere bene sia la parte piu' al sole, sia la parte piu' in ombra che, inevitabilmente, verrebbe scura... La tecnica e' promettente, se riusciro' ad impratichirmi meglio evitando di far sembrare le foto dei fotomontaggi!
Ad un certo punto, il canyon si svuota: e' l'ora tutta per noi, quella in cui si puo' camminare liberamente nel canyon deserto e scattare con tranquillita' foto stupende oppure soffermarsi ad ammirare i giochi di luce, mentre un indiano suona un'antica melodia con il suo flauto, pieno di piume.
Usciamo dal canyon completamente stregati dalla sua bellezza! Non parlaremo d'altro per i giorni a seguire.
Nel pomeriggio ci aspetta il tramonto nella Monument Valley, distante solo 120 miglia da Page. Facciamo in tempo per strada a visitare il Navajo National Monument (deviazione veramente poco convincente) e a prenderci un warning per eccesso di velocita' (sembra che qui esista questo warning, devo ancora ben appurare, grazie al quale Non paghi la multa ma, se te ripijo, te faccio nuovo... Ancora nu 'me hanno ripijato!)
La Monument Valley e' bellissima, ma tutto sfigura se lo vedi dopo l'Antelope Canyon. Io e Roberta facciamo anche il tour in jeep dentro la vallata con un simpaticissimo indiano che ci porta fin nel cuore delle rocce. Ivi vivono ancora alcune tribu' (tra cui la sua) in capanne fatte di legno e fango. Ci vive anche una signora che ha deciso di ritirarsi... niente di meno che nella Monument Valley... chiamatela scema!
Nel giro scopriamo il posto dove hanno girato il secondo di Indiana Jones, vediamo il simbolo da cui ha preso spunto la Marlboro e vediamo The Castle, dove i Metallica hanno girato il video della canzone I Desappear. Qui trovate anche il dietro le quinte!
Infine, eccovi un elenco di spot e film girati nella Monument Valley!
Unico rammarico del tour e' che siamo costretti a rincorrere il tramonto. Raffo riuscira' a vederselo dal punto alto e panoramico, mentre noi saremo ancora sotto in valle e quindi ci perderemo i roccioni infuocati! Ma non si puo' avere tutto no? Se li vedi da sotto, non puoi vederli da sopra... :-)

Il lunedi' e' tutto votato al rientro. Ce la prendiamo inizialmente troppo comoda: giro sulla Route 66 con mille foto, stop in posti improbabili per cercare di acquistare il cactus tipico dell'Arizona (che scopriamo crescere nella zona a sud di Phoenix e Tucson, non dove siamo noi) e circa 850 miglia (1360 km) da snocciolare e che sembrano non finire mai!
Arriveremo a casa a mezzanotte e mezza, dopo 14 ore ininterrotte di viaggio (mio record personale al momento)!

Ne e' valsa la pena! Stop!

Un abbraccio,
Marco

In barca nella baia con una costoletta tra le mani...



Carissimi,

non sono dell'umore adatto per scrivere questo post, pero' e' pur vero che sto accumulando una moltitudine di cose da descrivere che ormai rischio di tralasciarne troppe, vista la mia proverbiale corta memoria. Sono sicuro che scrivendo, l'umore migliorera'!
Siamo al termine di questo weekend, il primo di giugno e ormai il quint'ultimo prima di partire da qui. E' da qualche giorno che comincio a sentire la ripartenza vicina. Lo vivo dal fatto che ho iniziato a mettere l'annuncio di vendita della Mustang, dal fatto che in ufficio abbiamo pianificato l'ultimo mese di intenso lavoro con la richiesta dei report finali, dal fatto che la gente comincia a chiedere quando parto in modo da regolarsi per un saluto.

Ieri, sabato, ho finalmente coronato il sogno di fare un giro in barca nella baia. Il contatto, come ridendo raccontavo a John e' un amico di un amico di un amico. La persona da cui e' partita il contatto e' Franco, storico capo scout del mio gruppo, il quale ha lavorato per anni in una multinazionale con sede nella Silicon Valley, che ha mantenuto buoni rapporti con un certo Norm Pond, un arzillo manager in pensione con la passione (tra mille altre suppongo) della vela. Nonostante Norm abbia attualmente la barca in Messico, pronta per essere spostata in Canada, non si e' affatto scoraggiato alla richiesta di Franco di organizzare un giro in barca per me. Ha dunque interpellato Charles (ed ecco giunti all'amico dell'amico dell'amico), il quale ci ha ospitati nel suo stupendo 47 piedi per un giro che ci ha visti partire da un porticciolo tra Oakland e l'isoletta di Alameda, fare vela verso Angel Island, passando a dritta di Treasure Island e invertendo la rotta verso base, passando tra Alcatraz e San Francisco.

E' stata un'esperienza divertente ed emozionante. Faceva molto freddo (settimana di sole, compresa la domenica, sabato nuvoloso e ventoso, che sfiga), ma comunque il mare non alto, la compagnia ottima (sono riuscito a far imbucare anche Raffaele e Roberta) e il paesaggio magico hanno reso questa esperienza unica. Abbiamo incontrato anche qualche foca, abbiamo avvistato posti che sono impossibili da notare se non si e' in acqua e abbiamo anche avuto la fortuna di passare molto vicini al campo gara di una regata, che si stava svolgendo sotto il Golden Gate, nella quale vele bellissime hanno incorniciato un momento unico.
Al ritorno, dopo le foto di rito e i ringraziamenti, cioccolata calda con R&R (a proposito, Roberta e' una delle impiegate presso i Laboratori di ricerca Telecom - TiLab - di Torino, in visita per qualche mese qui a Berkeley).
La serata ha visto alla ribalta un trio insolito: Raffaele, John e me per le strade di San Francisco. Siamo usciti dopo aver trovato un agreement, un accordo, con John. Io e Raffo avremmo gestito la prima parte della serata, all'indigeno sarebbe spettata la seconda. Prima di avviarci alla volta di San Francisco, ci siamo fermati per qualche minuto in uno studio fotografico dietro casa nostra, tra Bancroft e la Quinta, per una mostra fotografica: ritratti di persone dei campi profughi di Nablus. Ho letto molte storie messe a mo' di didascalia, spesso dal giudizio di parte, ma al di la' di questo, ogni volta rimango con la sensazione di aver conosciuto molto molto poco della vera situazione Israelo-Palestinese nel mio periodo in Israele. Mi piacerebbe andare a fare servizio nei territori della West Bank. Una route politica da quelle parti servirebbe a molti!

Finalmente ho avuto l'opportunita' di andare a provare i granchi (lessi) e la zuppa di vongole dentro una pagnotta scavata a Fisherman Wharf. John pensava fosse il classico posto da turisti in cui mai si sarebbe abbassato a mangiare, invece ha dovuto farci i complimenti per la buona scelta del cibo. Poi un giro al Pier 39, il molo piu' famoso di San Francisco, pieno di negozietti ricchi di souvenir e vicino al posto dove alloggiano i famosi leoni marini dall'odore putribondo. Prima della cena, ora che ricordo, siamo capitati in un altro molo, una specie di hangar pieno di giochi e videogiochi meccanici antichi, tutti raccolti insieme. E' stato divertente vedere e giocare ad alcuni giochi vecchissimi, videogiochi in bianco e vero, alcune cose che veramente facevano parte del mondo dei nostri genitori quand'erano piccoli!
La seconda parte della serata era appannaggio di John.


Dopo averci fatto visitare in auto i posti in cui ha vissuto per anni, ci ha portati al CellSpace, un luogo in cui, dopo aver mollato $10 per l'ingresso, abbiamo potuto girare per stand scientifici che mostravano robot in grado di servire ai tavoli, pendoli fatti con il tungsteno (uno degli elementi piu' pesanti esistenti in natura), artisti che distribuivano i fumetti da loro creati (vedi l'esempio a lato), il tutto condito con gente che preparava sandwich al formaggio gratuiti per tutti, un palco in cui si esibivano nostalgici cantanti anni '30-'40 e gente che ballava ovunque.

Dovevamo aspettarci qualcosa del genere da John e, sebbene nessuno sia rimasto estasiato dalla serata, e' pur vero che e' stata una cosa alternativa che difficilmente si potrebbe rivivere altrove, men che meno in Italia.
Se vi viene da chiedere dove John trovi queste manifestazioni, la risposta e': The Laughing Squid, ovvero un website che si presenta col sottotitolo: "Altre, cultura e tecnologia in San Francisco e dintorni".

Domenica, ci ha visti protagonisti di una mangiata pantagruelica, tipica di ogni barbecue (o BBQ come scrivono qui) organizzata da italiani. Ritrovo alle 12:30, al Tilden Park e 2 barbecue in parallelo per cucinare solo parte del cibo (l'avanzo, verra' cucinato ed assaporato prima della fine della prossima settimana, appena il nostro corpo ci dara' l'ok...).
La compagnia era ancora piu' assortita del normale! Molta gente del Lab (Marco il grande capo, Mostafitz un dottorando del Bangladesh ma che fa il dottorato al Poli, sua moglie, Tamim uno stagista dello Sri Lanka, Raffo e Roberta) piu' John, Anna (la cantante lirica) e Gisela (l'amica portoghese della parrocchia che, appena tornata da casa, mi ha portato dell'ottimo Porto... Sono tentato di conservarlo per condividerlo con chi incontrero' tornato a casa... Chi si prenota?).
Non e' stato un BBQ roboante, persone forse troppo eterogenee e con cultura diversa. Meno male che con John abbiamo pensato di portare clave e palline per giocolare... inoltre la palla recuperata da Raffo e le mie banane al cioccolato hanno permesso di amalgamare un gruppo decisamente strano!!
Il pomeriggio si e' concluso con due passi fatti al Lake Anza, li' vicino e il ritorno ci ha visti per un po' in 6 in auto, ridotti poi a 3, perche' Gisela, Raffo e Roby si sono fatti lasciare all'entrata del parco per godere dell'ottima giornata e scendersene a piedi a casa!

Si prospetta una settimana ricca di lavoro e di ulteriori giretti scopri-posti, prima di accogliere Ciccio, mio cugino, che ha deciso di compiere l'insano gesto di venirmi a trovare e, finalmente, Paola!

Un abbraccio a tutti,
Marco

Figaro' Hippie e le 160 stanze!



Carissimi,

Berkeley non finira' mai di stupirmi nelle sue mille sfaccettature.
Stasera ho invitato a casa i miei due amici Davide (in partenza per l'Italia, un'occasione per salutarlo...) e Raffaele. Mentre guidavo, avevo in mente di cucinare la pasta fatta dal pastificio degli zii di mia mamma, la pasta Masciarelli che e' arrivata volando fin qui, con del ragu', sapientemente cucinato e poi congelato dai miei prima di ripartire!
Mentre siamo a casa in versione "cazzeggio mentre aspetto che l'acqua bolla", John si aggrega alla festante comitiva, annunciandoci che alcuni suoi amici gli avrebbero fatto visita da li' a poco. Alla sua richiesta se la cosa mi andasse bene, ho distrattamente risposto di si', ma mai risposta fu tanto affrettata.
Faccio ancora in tempo a combinare un danno, lavandomi completamente di vino, nell'apertura di un'ottima bottiglia di Merlot della Napa Valley, quando suonano alla porta. John apre e, dopo qualche saluto, si presentano in cucina 4 personaggi, usciti da un film anni '70. Cerco con la coda dell'occhio un cameraman o un addetto alla regia, ma devo arrendermi alla dura realta', e tra me e me dico: "Ora la serata si complica".
Davanti a noi abbiamo nell'ordine: David, un hippie pieno di rasta, con un sorriso ebete sul volto da chi ha visto la Madonna, o ha fumato veramente roba buona, una ragazza alta e bionda, dagli occhi azzurrissimi, con lo stesso sorriso ebete, una terza ragazza piu' bassa, con la gonna tipicamente hippie e il sorriso di cui prima e un quarto personaggio (secondo me l'aiuto regista) assolutamente dissonante rispetto a questi tre, vestito persino normalmente e dotato di scarpe, cosa non reputata necessaria dagli altri tre!
L'imbarazzo si taglia a fette: ci siamo io e John che cerchiamo qualche cosa da dire in modo da rompere il ghiaccio, i miei amici tra il perplesso e l'allibito e i tre ragazzi (l'aiuto regista nel frattempo e' scomparso...) beatamente sorridenti. Alla fine, l'argomento Cinque Terre ci aiuta a riacquistare la lingua e la ragazza piu' bassa ci racconta le sue esperienze in giro per l'Italia, creando un diversivo che permette a noi di finire la pasta senza troppa voglia e ai suoi amici di usare il bagno, infestando di oggettiva puzza di merda la casa...
Ci sono altri particolari su cui vale la pena sorvolare: la serata si conclude con John che decide all'improvviso di andare con i suoi amici a Santa Cruz, Erick (che nel frattempo e' tornato a casa da arrampicare) che se ne va a dormire, gli amici che escono di casa salutandoci e abbracciandoci alla volemose bene e sbattendo distrattamente i piedi nudi contro porte e sedie, senza per altro cambiare di una virgola la loro beata espressione, la' dove una comunissima persona avrebbe detto almeno un "caxxo che male..." e, infine, io che riaccompagno i miei amici (vi ricordo, sempre sull'allibito, sfociante in qualche risata dissacrante) a casa loro!

Se stasera e' andata cosi', non si puo' dire che le ultime settimane siano state prive di chicche.
Venerdi' abbiamo festeggiato il compleanno di Davide, che ha invitato alcuni della parrocchia, proponendo un barbecue tipicamente americano a base di hotdog e burgers (che tra l'altro sono rimasti e sono da finire, talmente ne abbiamo fatti) e con il sogno sfumato di andare ad un party dopo la festa, dal quale, presentatici con una cassa di birra sotto il braccio, ce ne sgattaioliamo via senza troppi complimenti con la medesima birra ben custodita, quando ci accorgiamo che non era il party che ci aspettavamo, ma una riunione di sbarbatelli alle prese con il gioco della bottiglia...
Sabato con Raffo siamo andati a visitare Sonoma Valley, che, insieme con Napa Valley, e' la zona piu' famosa per i vini californiani. Abbiamo fatto il giro di alcune winery, abbiamo degustato a scrocco un sacco di vini e devo dire di aver trovato buoni prodotti, sapientemente esposti in vinerie molto nuove e asettiche che nulla hanno (per fortuna direi) della tradizione delle cantine piemontesi, toscane o trentine che ho visitato in Italia! Ad ogni modo, un caldo torrido, da stare male e il molto vino non hanno reso facile trovare la via di casa.
Domenica mattina siamo andati con Davide e Raffo a dare una mano nel preparare pranzo (anzi Brunch, che e' una via di mezzo tra il breakfast e il lunch) in parrocchia, per festeggiare i laureati di questa sessione. E' stata un'occasione per stare insieme agli studenti di Newman e di chiacchierare di vari argomenti.
Uno tra tutti che sta tenendo banco in questi giorni da 'ste parti e' la decisione della Corte Suprema della California di eliminare il divieto e quindi ridare diritti matrimoniali alle coppie gay. Se da noi abbiamo la Carfagna che si fa sgridare anche dalla Mussolini (dalla Mussolini, capite? Non da Luxuria...), qui la situazione e' agli antipodi. Naturalmente le campane sono variegate. In parrocchia si trovano ciellini (ragazzi di Comunione e Liberazione) estremamente intransigenti, gente piu' moderata, gente che si domanda e cerca risposte, fino ad arrivare a casa da me, dove John esulta per il risultato ottenuto. Mi sono trovato obiettivamente in difficolta' nel trovare un piano di contatto con John su un argomento cosi' spinoso. Non e' con l'intransigenza dettata dal mio essere cattolico che potevo approcciare uno dalle idee diametralmente opposte alle mie, ma ho comunque cercato un terreno comune sul quale farmi spiegare quale fosse la sua (in ideale rappresentanza dei movimenti gay, pur lui non essendolo, ma solidarizzandovi). E' venuto fuori uno spaccato molto piu' complesso di quanto sembri, che mal si presta ad essere tagliato con l'accetta di chi pensa di aver capito tutto e che merita ulteriori approfondimenti.
Ho scoperto poi parlando con Sean, che e' stato messo online un cortometraggio della serata di canto e preghiera in cui ho suonato i bonghi (Praise Night). Potete trovare il video qui: le canzoni, per la verita' molto belle, sarebbero da tenere in considerazione (sebbene ahime' in inglese) per rinnovare il repertorio di qualche comunita' dalle nostre parti!!
Il pomeriggio di domenica e' successo una cosa che mai avrei pensato possibile. Mi sono trovato in un teatro ad assistere ad un'opera!! Ma mi ci vedete voi ad assistere al Figaro'? Ebbene, Berkeley puo' farmi anche questo!! Ho conosciuto in parrocchia Anna, un'attrice professionista della compagnia di Minneapolis e che mi ha gentilmente procurato un biglietto per il Berkeley Rep Theater. Cosi'... mi son trovato seduto in galleria ad abbassare l'eta' media del pubblico!!! :-)
Devo dire di aver capito molto piu' i dialoghi in inglese del cantato in italiano. Ho trovato la trama spassosa, le voci spettacolari, geniali gli effetti scenici con telecamere a riprendere in primo piano i volti e i gesti degli attori per riproiettarli sui fondali e, infine, molto attuali alcuni rimandi politici!


Le foto di questo post raccolgono anche quanto fatto la settimana scorsa.

Martedi' siamo stati da Ghirardelli's, una cioccolateria buonissima a San Francisco, con tutti gli studenti di Newman.
Sabato scorso, sempre col mitico Raffo, siamo andati verso il sud della baia e abbiamo visitato la casa della famiglia Winchester, famosa perche' e' la piu' (tristemente) famosa marca di fucili d'America. Questa casa e' assurda. Ha 160 stanze, e' sempre stata in fase di ampliamento da parte della moglie di Mr. Winchester dal momento del suo acquisto (aveva inizialmente otto stanze). Costei usci' pazza dal rimorso delle migliaia di indiani che i fucili del marito contribuirono ad uccidere. Per sessant'anni fece costruire e aggiungere pezzi alla casa per meglio accogliere gli spiriti degli indiani uccisi, facendo della casa un labirinto bizzarro di stanze, con soluzioni eccentriche, scale che finiscono in un soffitto, ante che si aprono su un muro, finestre sul pavimento e porte che danno nel vuoto... Tutto denota la pazzia e la poca vena "architetturale" della proprietaria.
Nel pomeriggio ci siamo concessi quello che da molti viene definito il Nerd Tour, ovvero da bravi ingegneruzzi, abbiamo visitato le maggiori aziende della Silicon Valley, passando per Google, Intel, Yahoo, Apple, Oracle, un centro ricerche NASA, HP, AMD e approdando nel tardo pomeriggio a Stanford, che, a dire il vero, non ci ha fatto per nulla una bella impressione. Un campus asettico, pieno di gente ricca e snob, ben d'altro tenore dalla vitalita' frizzante di Berkeley! Bocciato!!
La domenica ho portato John e Raffo al Thai Temple. Sebbene i miei ancora non abbiano avuto l'opportunita' di raccontare quell'episodio in presa diretta, mi limito a dire che il posto e' molto "alternativo", si incontra di tutto, anche improbabili api pronti a fare harakiri nella tua zuppa, prese dalla frenesia di passare da un piatto all'altro! Ci siamo presi allora una noodle soup, ovvero una zuppa fatta con gli spaghetti di riso e condita con verdura, polpette di carne, straccetti di vitello e molte spezie. Per dessert dei dolci fatti con il latte di cocco che io adoro.
Satolli, dopo aver mangiato sul giardino antistante il tempio, ci siamo diretti verso una casa molto particolare: la proprietaria e' una signora americana, con una passione per il buddhismo, che apre il giardino della sua casa ogni domenica pomeriggio a tutti coloro che vogliono passare e stare li' a chiacchierare. Il giardino, ricco di vegetazione, e' pieno di palle da bowling e di altre stravaganze, tra le quali statue, bottiglie appoggiate ai rami degli alberi e cosi' via. Guardate le foto perche' meritano!
Anche in questo caso Raffo ha avuto un esempio di eccentricita' che, sommata all'esperienza hippie di ieri sera, lo ha fatto proficuamente riflettere sulla capacita' di adattamento di ognuno e sulla difficolta' che tutti noi (me per primo) abbiamo a capire e comprendere il diverso, affinche', parafrasando Hegel, il diverso si faccio differente, ovvero affinche' quello che prima sembrava lontano, possa essere compreso, anche se non necessariamente condiviso.

Il Lab si e' finalmente popolato, dopo mesi di magra. Marco il boss e' tornato dall'Italia, ci ha raggiunti Roberta, una collega da TiLab e Mostafiz dal Poli di Torino. Inizia il rush finale prima di tornare a casa!!!

Un caro abbraccio a tutti,
Marco