Hawai'i: finale con sorpresa!

Carissimi,

e' difficile per un italiano abituarsi al sistema delle mance americane! Paola non ce la fa ancora e io ci ho messo un po'. Per noi lasciare la mancia e' impensabile, qui e' sacro. 10% se ti hanno servito male (attenzione che non si scende sotto al 10%), 15% se sono stati cortesi e nulla di piu' e poi oltre se avete ricevuto un servizio eccellente! Abbiamo appena finito di cenare in un ristorante dell'aeroporto (potete immaginare quanto economico potesse essere). La mancia, purtroppo, va di conseguenza! Paola va in bagno e io aspetto il resto per lasciare quanto dovuto. Al suo ritorno si lamenta per la mancia lasciata (15%), non perche' eccessiva rispetto alla percentuale, ma perche' di grosse dimensioni (visto il conto). E' chiaro che spendendo molto, la mancia e' alta... Cosa ci si puo' fare? Le percentuali mica le ho inventate io!!!!

Bando alle ciance, mentre Paola e' a cercare un dessert (possibilmente economico), io guardo dai vetri il nostro aereo. E' gia' pronto al gate, un Boeing 767-300 della Hawaiian Air! Partiremo alle 22 circa da Honolulu per essere domani mattina a Los Angeles dal mio fratellino Pasquale! Finalmente, non vedo l'ora di abbracciarlo, sono mesi che ci diciamo che dobbiamo vederci, ma non c'e' mai stata occasione! Giacche' allora sapevo che il mio biglietto di ritorno per Torino (passando per Francoforte) era da Los Angeles (non chiedetemi perche', calcoli fatti a suo tempo con i miei che dovevano venirmi a trovare proprio in questo periodo), allora l'occasione era ghiotta per inserire la visita a LA (Los Angeles) alla fine della mia esperienza statunitense!
Ma, fermi tutti, cosa abbiamo fatto prima di approdare qui?

Ci siamo lasciati l'ultima volta con la descrizione dell'arrivo a Kauai, in un cottage da sogno. I giorni passati sull'isola sono stati memorabili. Il cottage si e' rivelato l'ennesima ottima scelta (pacca sulla spalla - rossissima causa sole - a me stesso) e anche il resto e' andato oltre ogni piu' rosea aspettativa!
Lunedi', primo giorno a Kauai, siamo stati in mattinata (dopo una lunga e sonora dormita) alla spiaggia chiamata Secret Beach, subito dopo il faro di Kahiluea. Un paradiso. Eravamo circa in 8 in una spiaggia non troppo grande, con la sabbia gialla, fine, le onde oceaniche che si infrangevano su una riva irregolare e scogli ai lati, come nelle migliori spiagge!! Abbiamo cercato un po d'ombra dove sdraiarsi e, tra un libro e una nuotata, la mattina e' passata in grande relax.
Per tornare alla nostra lentissima cabriolet, abbiamo fatto un sentiero con un grado di pendenza mostruoso (avremmo avuto difficolta' pure con gli scarponi, figuriamoci con i sandali) ma alla fine abbiamo conquistato il parcheggio e la nostra bollente fuoriserie!
Il programma del pomeriggio dove ancora costruirsi nelle nostre menti. Cogliamo l'occasione allora per prenderci due frullati (uno cocco e ananas, l'altro cocco e cioccolato), mentre visitiamo un mercatino di artigianato (piu' o meno locale) dal quale arraffiamo (beato cambio $->euro) alcuni gingilli che serviranno per arredare la nostra casetta! Il caldo ci prende le membra e dunque, volendone scappare, cio' che ci viene in mente e' di guidare fino alla zona sud-ovest dell'isola (noi eravamo nella parte opposta), per visitare il famoso canyon dell'isola! Le curve sono molte, Paola resiste egregiamente, si ride, si scherza e si chiacchiera, finche' non arriviamo finalmente al canyon. La vista e' superba, con colori misti tra il verde (varie tonalita') e il color rosso terra. Sono contento che Paola abbia avuto l'occasione di vedere un canyon, pure sapendo che nulla batte i caynon dell'Arizona!
Continuando sulla medesima strada incontriamo una natura spettacolare, dalle mille tonalita' di verde, ci sono campi del YMCA e del YWCA (giovani cristani americani maschi e fimmmmine), un osservatorio della NASA e, infine, il punto panoramico tanto anelato... peccato che era totalmente avvolto da una nuvola che a mala pena ci faceva scorgere l'un l'altra... una delusione tremenda sentire l'oceano in lontananza e vedere solo i cespugli a 3 metri da noi! Nonostante la paziente attesa, il risultato non e' poi cambiato! Quindi , con la coda in mezzo alle gambe, riguadagniamo il nostro lato dell'isola. Ci eravamo fatti un film: cenare a base di pesce nel luogo consigliato dalla signora sull'aereo... peccato che, arrivati li' alle 21, il ristorante chiudeva alle OTTO!!! OTTOOOOO!!! Ma puoi, tu gestore, chiudere alle OTTO??? Quando apri? Per merenda????? Mah... Ripieghiamo su un fastfood molto buono, Bubba's: il nome e' tutto un programma! All'intero, regna la scritta: Bubba si rifiuta di servire carne che costi meno di una lattina per cibo per cani... questo significa che Bubba's ci stava preparando un conto salato....... Paola si butta su un burger vegetariano, io provo il burger con la salsa teryaki (non chiedetemi cosa sia, era commestibile... tanto basta). Torniamo a casa soddisfatti del cibo e della giornata trascorsa!

Lunedi', il grande giorno! Mentre la mattina la passiamo a nord, percorrendo tutta la strada costiera e poi scegliendo una spiaggia bellissima e caraibica (con tanto di torretta bagnino tipicamente baywatchiana), il pomeriggio ci imbarchiamo per la gita tanto attesa: visita alla Na' Pali Coast al tramonto con il catamarano di Capitan Sundown!
La visita e' superiore a qualsiasi aspettativa. Il catamarano, stabile sopra un oceano che noi considereremmo agitato ma che il capitano sostiene essere decisamente calmo, ci trasporta con dolcezza a visitare questo paesaggio impossibile da scoprire altrimenti. Rocce brulle e scavate dalla forza delle onde imperano come montagne dal verde lussureggiante e dai crinali molto pronunciati, tanto che il capitano si rivolge a noi italiani chiedendoci: Non vi ricorda un po' Cortina? Scoppiamo a ridere sperando che non dicesse sul serio.
Abbarbicate sulle rocce notiamo tante caprette passeggiare e brucare, assolutamente indifferenti al precipizio che si stagliava sotto di loro. Marco fa sfoggio con il capitano della sua grandissima conoscenza in fatto di Sacre Scritture ricordando quel famoso personaggio del Vangelo che ora vediamo perso su per la montagna di fronte a noi: "la capretta smarrita"... forse era una specie leggermente diversa!
Torniamo puntuali al tramonto, salutiamo e ringraziamo i nostri compagni di viaggio (alcuni simpaticissimi della Virginia) per la compagnia fattaci durante la gita e ce ne andiamo, bruciati dal sole. Involontariamente, ci ritroviamo 10 minuti dopo tutti al Dolphin Restaurant, caldamente consigliato a tutti dal capitano. In effetti, per la cucina meritava farci un salto!

Martedi' sveglia alle 8 e fuga verso l'aeroporto con una breve sosta all'Olimpic Cafe' per fare colazione (cosi' abbondante che non avremo bisogno di fare pranzo!). Voliamo ad Honolulu dove avremo 9 ore di tempo per visitare Pearl Harbour prima di imbarcarci sull'aereo per Los Angeles.
Con poche fermate di pullman raggiungiamo la base militare e alla modica cifra di 37 dollari a cranio abbiamo la possibilita' di entrare in un sottomarino (e qui chi non e' claustrofobico, lo diventa!), in una nave da guerra, apprezzandone gli spazi piu' vivibili, in un hangar, osservando alcuni tipi di aerei utilizzati nella seconda guerra mondiale e visitando la baia, location dell'omonimo film.
A questo punto la vacanza hawaiiana si puo' decretare veramente conclusa e mestamente ce ne torniamo verso l'aereoporto per cenare e aspettare il nostro volo. Crediamo di aver visitato in lungo e in largo le isole: in 9 giorni di meglio proprio non potevamo fare. L'unico pensiero va ancora alla villa del telefilm Magnum PI... sara' stata visitabile? Mah! Il vero sogno sarebbe abitarci, non solo vederla!
That's all folks! Ci vediamo a Los Angeles!

Marco & Paola.

Hawai'i: pescecani e Ranger Ranger Smith a Maui!

Carissimi aficionados,

stiamo scrivendo dal Green Acres Cottage, ovvero dall'ultimo luogo in cui pernotteremo prima del ritorno sulla "terra ferma" (se cosi' si puo' chiamare la California!!!)
Siamo da poco atterrati su Kauai, l'isola piu' a Nord Ovest dell'arcipelago! E' sera tardi e siamo reduci da una lunga giornata passata a Maui!

Ieri, dopo la gita per vedere le amiche tartarughe, pomeriggio passato a riposarci nella piscina dell'albergo e giretto verso il sud dell'isola. Abbiamo scoperto un altro paesaggio vulcanico, prodotto dalle piu' recenti eruzioni del vulcano (ormai spento dell'isola). Un ranger (una simpatica ranger che per questioni di privacy qui chiameremo Ranger Smith), ci ha intrattenuto parlandoci dei diversi fenomeni eruttivi dell'isola e di come si e' creato il parco naturale che si trova nella zona sud della medesima! E' stato difficile per Paola starle dietro, ma i concetti sono passati bene!
Torniamo sui nostri passi e ci fermiamo su una spiggia piena di granchietti giallo/arancio velocissimi a rintanarsi al nostro passaggio. Che isola meravigliosa!
Dopo aver aspettato il tramonto (un po' invano a causa delle grosse nuvole che lo hanno oscurato), ci siamo diretti verso un bijoux di ristorante: il MamaFish House di Paia, consigliatoci dalla ragazza che guidava lo shuttle che ci ha portati dall'aeroporto a prendere l'auto rossa a noleggio! Cari miei, ricordate: sempre chiedere ai locali quali sono i posti migliori per mangiare. Ci abbiamo azzeccato in pieno per il Duke a Waikiki, ci abbiamo stra-azzeccato per questo a Maui. Abbiamo mangiato del pesce sublime in un'atmosfera calda, accompagnando il tutto con degli ottimi cocktail tropicali e concludendo con della gustosissima frutta (tropicale anch'essa).

Stamattina sveglia tardi e decisione di andare a vedere l'acquario oceanografico di Maui! Sapevo che il team con cui ieri abbiamo fatto l'uscita a Molokini+tartatughe (Maui Diving Center), aveva degli sconti per l'acquario! Gia' che eravamo li', ci siamo fatti consigliare anche un buon posto per fare colazione americana e per fare dello snorkeling nei pressi!
Biglietti alla mano, ci siamo diretti dunque al Kamaole Caffe', dove abbiamo trovato il solito hawaiano simpaticissimo, che diceva di esser stato in Italia (Roma e Venezia, ovvio) almeno una volta e di aver provato "pasta-al-dente" buona come in nessun altro posto!
La sua colazione comunque e' squisita: Paola ha preso delle specie di tortillas alle verdure e io mi sono fatto le scrambled eggs (uova strapazzate) con bacon (pancetta) alle quali sono onestamente molto affezionato! Il tutto, accompagnato da caffe' e Pepsi-stura-lavandini per Paola (con refill finche' ne vuoi! Qui funziona cosi'!!)

Il giro all'acquario e' stato molto interessante. Abbiamo visto una marea di specie di pesce protette che la legge non permette di portare in altri acquari (e da soli non sembra che ci vadano), quindi che si possono vedere solo qui! Inoltre, l'ultima stanza, la piu' affascinante e' un tubo di vetro attorno al quale nuotano i pesci della vasca piu' grande, tra cui pescecani di ogni genere (martello, tigre...) e razze dalle code lunghe e affilate, insieme con altri pesci tipicamente hawaiani molto velenosi, da cui bisogna guardarsi con maggiore attenzione quando si nuota, anche a riva!

Il pomeriggio e' stato dedicato all'ultimo bagno sull'isola e siamo anche riusciti a trovare una Messa cattolica in una chiesa molto hawaiana. Il Cristo crocifisso, detto onestamente, ci sembrava un surfista un po' troppo barbuto e muscoloso, cosi' come la madonna senza velo sembrava dalla chioma troppo folta e da vamp, ma ognuno ha la sua rappresentazione e non ci sembra che la Chiesa abbia mai regolamentato la proporzioni delle statue rappresentanti i personaggi del Vangelo!

Giungiamo cosi' al momento della riconsegna della macchina e al volo (spezzettato in due Maui-Honolulu e Honolulu-Kauai). Durante il primo pero', arrivati al gate, le porte non si aprono per un'avaria del sistema di sicurezza e il panico di perdita secondo volo ci prende le viscere (perdere l'ultima coincidenza alle 22 a Honolulu non fa piacere a nessuno). Devono rifare la manovra e spostarsi in un altro gate. Il secondo aereo ci aspettera' per portarci a destinazione! Affittiamo l'unica tipologia di auto a disposizione sull'isola: una Sebrang Cabriolet. Tanta scena, ma non corre manco se "vai a tavoletta", che, tra l'altro, in finlandese si dice "Kaasu Poiana", cosi' giusto per scriverlo da qualche parte: una perla cosi' di Ville non si deve sprecare!!

Paola gia' dorme! Vado anche io!
Buona notte, ci si sente presto!
- Marco e Paola (dormiens)

Hawai'i: tartarughe in cascata!

Carissimi,

eccoci su Maui da 2 giorni. Siamo arrivati qui la mattina di ieri, giovedi', e abbiamo trovato un'isola ancora diversa dalle prime due visitate. Scesi dall'aereo, ci danno una simpatica Chevrolet Cobalt Sport, la stessa che aveva noleggiato Nicola il collega di Bari incontrato a Berkeley qualche mese fa!

Il programma oggi e' visitare la parte nord est dell'isola, ricca di cascate, verde e selvaggia. La strada e' lunghissima e tutta curve: Paola soffre il mal d'auto e l'auto stessa non aiuta, a causa di una trasmissione automatica difficile da usare su percorsi di montagna: gli scossoni a causa delle accelerazioni abnormi a marce basse sono continui. Il piede da cambio manuale deve ancora abituarsi! I paesaggi rendono giustizia allo sforzo per raggiungerli. L'obiettivo e' di arrivare ad Hana e poi alle seven pools (la cascata che forma 7 piscine naturali), immerse nel parco nazionale Haleakala. Ce la facciamo in circa 3 ore! Davvero stancante! Era meglio partire di mattina! Il parco sta quasi chiudendo, nel senso che e' comunque aperto, ma i rangers se ne stanno andando, dunque non paghiamo l'entrata. Si sta preparando un bell'acquazzone, ma il sole ancora per poco ci degna della sua presenza!

In tutto questo ci siamo dimenticati di menzionare che la compagnia aerea non e' riuscita ad imbarcare (causa nostro ritardo nel fare il check-in) la valigia di Marco. Dunque, la ritroveremo la sera tardi all'albergo. Il problema e' che Marco non ha il costume per farsi il bagno! Dunque, arrivati alle famigerate piscine, Marco si butta in pantaloncini... Io mi limito a bagnarmi i piedi, resa pigra dal freddo!

Buttarsi in pantaloncini e' un'esperienza interessante. Per fortuna non erano quelli di velluto di uniforme. Altrimenti sarei colato a picco dal peso! L'acqua non e' per nulla fredda (siamo comunque in un'isola praticamente tropicale) e dopo qualche bracciata gia' sono abituato! Colgo l'occasione per mettermi sotto la cascata e farmi un pseudo-idro-massaggio alla testa, mentre dall'alto cascano persone (in realta' si tuffano) tirando su colonne d'acqua!
Esco e ricevo le cure amorevoli di Paola, la quale cerca in tutti i modi di non-aiutarmi nel cambio dei pantaloni. Ricevera' un assaggio sotto il naso di piede pulito, cosa che ancora devo scontare, infatti mi guardo le spalle pure di notte! Aiuto, non dormo da ieri!!!

Il ritorno e' un delirio di curve, sulla stessa strada. Guidando nella notte, sotto una pioggia battente, ce la faccio in circa 1:45, passando alla guida come uno del posto e, dunque, ricevendo strada da tutti gli americani addormentati al voltante incontrati per strada. Con Paola si parla di molte cose, questo la aiuta a non sentire troppo mal d'auto. Si discute con passione, ad esempio, di qualche regola che vorremmo condividere una volta sposati. Se io sono piu' sul "teniamo in ordine", lei e' piu' sul "moderiamoci negli acquisti". Fa piacere vedere che nella diversita' si trova la sintesi. Finiremo ad avere un sacco di cianfrusaglie in una casa disordinata!!! :-)

Arriviamo in albergo alle 21:30, stanchi morti: troviamo la valigia e una caccia al tesoro ci aspetta per ottenere la chiave della stanza. Dovremo salire al quinto piano, inserire la combinazione su un dispositivo che ci rilascera' una chiave e con essa aprire la porta della camera prima che il gallo canti... Insomma... Che fame!!! Per fortuna che c'e' il ristorante sotto! Ma, ahi noi, sta chiudendo... Pertanto dobbiamo rimetterci in auto perche' l'unico locale aperto a Maui alle 22 e' il Denny's... Come dire... il fratello meno disastrato del Mc Donald.

Stanchi a nanna, con una sveglia improponibile (5:15) per la grande avventura di oggi. Siamo appena tornati infatti dalla gita a Molokini (un cratere semi sommerso poco distante dalla costa di Maui, santuario marino in cui fare snorkeling - osservazione in maschera e pinne) e a Turtles Town, per nuotare insieme con le tartarughe marine!
Andiamo in gita morti di sonno, ma l'aria di mare ci sveglia subito. Mare calmo, bel sole (anche se basso, si parte dal molo circa alle 7:00) e i due "capitani" decisamente simpatici. Da cosa si capisce che siamo in USA? Dall'inno nazionale che si ascolta dalle casse della barca (oggi 4 luglio, giorno dell'Indipendenza), dal fatto che durante il tragitto si fa colazione a piu' riprese con mille diavolerie (frutta tropicale, salatini, dolcetti), il tutto accompagnato dal classico caffe' americano, da acqua ghiacciata e da una ghiacciaia piena zeppa di lattine per chi vuole bucarsi lo stomaco fin dalla mattina!!!
L'occasione del Molokini Crater e' attesa da settimane, per testare l'involucro subacqueo che ho acquistato per la mia macchina fotografica! E' difficile da usare, perche' universale e dunque la fotocamera ci nuota, ma una volta presa la mano le foto sono davvero belle! Qualche bel pesce si mette in posa e anche Paola fa ugualmente!
La seconda sosta alla citta' delle tartarughe e' ancora piu' emozionante. Nuotare e fotografare a mezzo metro queste enormi testuggini, cosi' (apparentemente) docili e tenere e' un'esperienza unica! Anche tra esse c'e' che si fa i fatti suoi, intenta a prendere fiato per poi tornare a farsi fare la pulizia dai pesci addetti a tale lavoro e altre piu' socievoli, che rimagono piu' "ferme" permettendo dei buoni scatti!
La gita vale tantissimo, e' consigliata! Si torna presto (verso le 11) in porto e il resto della mattinata si bighellona, cercando di recuperare un po' di sonno, oppure scrivendo il blog o leggendo un buon libro proprio qui in albergo, in riva al mare!

Hawai'i: dalla spiaggia alla giungla!




Carissimi!

Sono le 20.30, buio pesto, una stellata mozzafiato. Siamo al miglio 33
dell'hwy 11 che da Hilo porta a Kona, che passa per il celebre villaggio di Captain Cook (Big Island).
Marco e' alla guida di una jeep wrangle, mentre io batto sui tasti tentando, tra le curve, di scrivere cose sensate.
Ancora vivi nel nostro cuore i ricordi degli ultimi giorni passati a Berkeley e in particolare di ieri mattina.
Ci svegliamo praticamente all'alba e... sorpresa! Ci troviamo un personaggio sinistro in casa: Ciccio! Tornato nella notte da un veloce giretto nella California, Arizona, Nevada, Utah e introdottosi furtivamente nel nostro salotto.
Mentre consumiamo la nostra ultima colazione nella mitica casetta di Bancroft way, ascoltiamo increduli i racconti delle vacanze di Ciccio e del suo amico. Cosa vi potete aspettare da due che sulla propria macchina attaccano un cartello recante la scritta: "Parking for Sicilians only"?
John vuole a tutti i costi accompagnarci all'aeroporto, facendo per noi un sacrificio che proprio non lo lascia tranquillo: guidare la macchina! All'andata nessun problema, ci pensa Marco... ma al ritorno, chissa': incrociamo le dita!
Alle 7 circa siamo partiti, lasciando Ciccio in una casa non sua.
Arrivati in aeroporto, e' il momento dei saluti: Marco abbraccia John e gli dice qualcosa in inglese che io non intendo, io abbraccio John e gli segno qualcosa nella lingua dei segni che Marco non intende. Divertente! Una volta entrati nell'aeroporto, mi giro ancora una volta: ok, per lo meno John e' riuscito a far partire la macchina, ma dal suo incedere tortuoso sembrerebbe che abbia dimenticato il freno a mano inserito, e poi scopriremo che e' veramente stato cosi'!

Siamo finalmente nella stanza del nostro Bed and Breakfast, un centinaio di miglia dopo che Paola ha iniziato il suo racconto. Il pensiero torna a ieri e all'abbraccio con John, ricco di significato e di una promessa: ci sara' al nostro matrimonio!
La prima isola su cui voliamo e' Oahu, la piu' occidentale e affollata tra tutte. Il viaggio dura 5 ore, ma noi ne recuperiamo tre di fuso (peccato che l'aereo non voli alla velocita' della rotazione terrestre!) e cosi' ci ritroviamo a Honolulu che e' ancora mattina! Questo primo giorno sara' dedito al relax: ecco perche' ci facciamo accompagnare in hotel da uno shuttle, facciamo il check-in nel Royal Grove di Waikiki, consigliato nelle recensioni del sito "Turisti per caso" (ottimo per preparare viaggi) e ci ritroviamo in una stanza davvero bellina (qui direbbero "cozy", calda e accogliente) proprio di fronte alla piscinetta. L'albergo e' a 100 metri dal mare, tipico posto con libri usati, sala lettura, sembra un posto frequentato da letterati spiantati (noi spiantati lo siamo senza essere letterati...) e questa si configura come la prima ottima scelta di questa vacanza... Ne seguiranno a breve altre!! Ci si riposa per far stemperare il caldo (niente a che vedere qui con le fresche temperature della baia) e poi si va in spiaggia.
Non c'e' persona qui che non giri con una tavola da surf, tant'e' che cerco subito di mettermi Paola sotto braccio, procurandomi solo dolori di schiena (perche' ne soffro, badate bene, non perche' Paola pesi piu' di una tavola :-p).
Ci sistemiamo sotto l'ombra di una palma (sembra che stia imbrogliando, ma basta vedere le foto) e io, come ogni bambino, mi faccio mettere la crema da "mamma" per correre in acqua. L'impatto con l'oceano e' sublime. Acqua stranamente calda e onde lunghe e alte, roba che bisogna prenderci la mano un secondo prima di andarci disinvolto. Perche'? Ci sono almeno 3/4 posti a crescente distanza dalla riva in cui l'onda inizia a rotolare. L'ultimo, il piu' vicino, ha il difetto di esser la' dove c'e' anche il risucchio dell'onda precedente. Il risultato, e' un perfetto sgambetto! Anche Paola si fa conquistare ben presto dalle onde ed e' difficile uscire, stando attenti alle prime scottature della stagione!
La serata, seguendo i consigli dell'iraniano dello shuttle, e' d'obbligo passarla al Duke Restaurant. Dopo circa un'ora d'attesa, passata a chiacchierare e a vedere vetrine (l'iraniano ci aveva consigliato di andare a cena alle 17 per evitare di fare coda, ma voi li vedete due italiani fare cena alle 17?), ebbene, dopo un'ora veniamo fatti accomodare ad un tavolo di legno massello, in un'atmosfera calda, dalle luci soffuse, ma dal molto chiasso. Sembra di stare nella stiva di una barca. Tutto in legno, tantissime foto e cimeli, tavole da surf ovunque e un menu' cartaceo che noi sapevamo gia' a memoria, essendoci impegnati ad entrare gia' preparati!!
Il cibo e' buono e i cocktail alla frutta ancora di piu'! Usciamo a fare due passi e mi godo una passeggiata lungo mare con una Paola leggermente brilla che e' uno spasso impagabile! Mi faccio volentieri portare da lei in albergo, finendo pero' in un mercatino qualche traversa prima di quella giusta! Guadagnato l'albergo, si riposa a lungo come non ci capitava da giorni e giorni.

Al risveglio, oggi martedi' 1 luglio, ce la prendiamo con comodo nel fare colazione in riva al mare e nello sbrigare qualche commissione! Oggi, tolta la breve parentesi di Oahu, isola su cui non puntiamo per nulla, i nostri passi si dirigono invece verso l'isola piu' naturalistica, selvaggia ed eterogenea dell'arcipelago: Big Island.
Voliamo all'ora di pranzo e atterriamo in una landa desolata, che sembra la luna. Dovete sapere che Big Island e' stata formata dall'attivita' eruttiva di due vulcani. La parte sud dell'isola rispecchia queste origini e l'attivita' che i crateri ancora esercitano quotidianamente! E' proprio per questo che siamo qui. L'obiettivo e' di andare a fare un sentiero che ci portera' vicinissimi alla lava che scorre! Rigorosamente da vedere al tramonto, tornando sui propri passi con frontale accesa e ben carica!
L'isola si presta ad un noleggio sui generis: prendiamo, come gia' raccontato da Paola, una Jeep Wrangler che ci permettera' di fare i sentieri tortuosi in avvicinamento al vulcano e all'osservatorio astronomico, che e' una delle altre attrazioni dell'isola. Si cominciano a macinare miglia, ma ci accorgiamo da subito che il tempo ci e' tiranno e non riusciremo a vedere oggi il vulcano. Questo non e' un peccato perche' il viaggio (svolto facendo il periplo dell'isola da ovest in senso antiorario, proprio per evitare il traffico della costa occidentale) ci mostra delle perle di rara bellezza. Tutta la parte nord dell'isola e' l'opposto della brulla parte sud: ovvero rigogliosa e verdissima! Guido abbagliato dai colori che si avvicendano: blu, azzurro, grigiastro alla nostra sinistra e' il mare con qualche nuvola di troppo, verde, giallo, pieno di palme, banani e chissa' quali e quante migliaia di altre specie e' l'entroterra tropicale! Ci ritagliamo anche il tempo, nonostante le parecchie miglia che dovremo percorrere, per visitare una cascata d'acqua bellissima! Akaka Fall! Per arrivarvi, sentiero facilissimo tra una vegetazione rigogliosa da gustare passo per passo! Mowgli, arriviamoooo!!!! :-)
Il viaggio prosegue fino casa, di e scrivendo il blog che ora state leggendo!
Il bed and breakfast e' (scusate il termine) inculatissimo! Mamma mia dove siamo finiti! Il parcheggio e lo scarico dei bagagli non e' cosa che ci fa stare tranquilli: dalla giungla, gia' rigogliosa dietro al baule, provengono versi di animali assolutamente sconosciuti nelle nostre citta', in piu' al buio si puo' dire che ci caghiamo letteralmente in mano! Cosa saranno stati? Pensiamo a scimmie di ogni specie, e magari insieme a loro sono appostati anche serpenti, cinghiali tropicali, iguane, tartarughe ninja e chissa' cos'altro! Ad ogni modo, con una pila frontale puntata verso la giungla, scarichiamo la macchina alla velocita' della luce e ci precipitiamo dentro la casa. La casa (di cui noi occupiamo una stanza) e' unica, spettacolare e stra-accogliente! Purtroppo arriviamo tardi abbastanza che tutti sono gia' nelle proprie stanze. Solo Jackie, la figlia dei proprietari, viene a salutarci, probabilmente svegliata dal nostro scapicollarci per il vialetto. Sembra una delle amiche di John: scalza, respira come loro (e vi assicuro che sti indu', per via della pratica dello Yoga, hanno ben un modo diverso di modulare il respiro!!) e parla affettata come loro! Le chiediamo, cercando di sembrare piu' incuriositi che spaventati, a chi appartengano quei strani versi la' fuori: "chikken!" e' la sua risposta... temutissimi polli! Lei ci mette su un po' d'acqua e noi da bravi italiani ci facciamo una pasta veloce con degli spaghetti thailandesi comprati al LogsDrug (e vi ho detto tutto rispetto alla loro qualita'), conditi con una salsa di pomodoro piccante (stesso market), che normalmente qui in USA si mette sulle patatine o sulle tortillas, ma che noi, alternativi, metteremo sulla pasta. Il risultato non e' male: Paola fa i piatti, mentre io cerco di debellare la classe degli insetti dalla faccia della terra, uscendone sconfitto anche dalla debellione nella sola cucina... Anche uno scarafaggio enorme si fa beffe di me e del bicchiere che astutamente avevo pensato di usare per catturarlo!
Domani la colazione e' alle 8:30, ora sono le 0:11 e sono pronto per crollare a nanna (Paola e' gia' tra le braccia di Morfeo da tempo)!
Buona notte!

Buon giorno,
ben svegliati! Se non vi e' mai capitato di gustare una colazione a base di frutti tropicali, pancake alla banana, bacon e del buon caffe' appena macinato prodotto localmente a Kona, circondati da una natura rigogliosa in compagnia di gechi variopinti, allora il nostro consiglio e' di trascorrere qualche notte al The Edge of the World. Questo e' stato l'idillio che abbiamo vissuto stamattina. La casa e la vista mare sono cosi' confortevoli che ci abbiamo messo un bel po' ad uscire.
Prima, e apparentemente unica, destinazione della giornata il Parco Nazionale del vulcano di Big Island, che racchiude i vulcani di Mauna Loa (il piu' grande al mondo) e di Kilauea.
Lungo la strada per raggiungere il parco, situato nel sud dell'isola, il paesaggio cambia continuamente. Si passa da luogo tetri (resi ancora piu' scuri dalle nuvole cupe che ci avvolgono) a luoghi ricchi di vegetazione rigogliosa (come gia' trovati a nord). Ci fermiamo per fare rifornimento in una stazione e saggiamo un po' della vera Big Island, luogo di gente semplice, a volte proprio povera, spesso trasandata, ma costantemente sorridente e paziente nell'aspettare che due turisti accomunata da
Dopo circa due ore di tornanti, il parco e' finalmente all'orizzonte. Ci informiamo presso il Visitor Center circa le attuali attivita' eruttive dei crateri, scoprendo che parte dell'anello che gira attorno ad essi e' chiuso a causa di una grossa colonna di gas tossico che ha preso a fluire dal cratere di Mauna Loa e che la tanto anelata visione della lava fluida e' al di fuori del parco, addirittura lungo un altro costone dell'isola.
Prima di guardare da vicino la colonna di gas, ci concediamo un veloce pasto nel quale la pietanza degna maggiormente di nota e' il dessert a base di cocco, panna e gelato alla vaniglia.
La visita ai crateri ha dello spettrale ed inquieta noi poveri fans del Signore degli Anelli, timorosi di incontrare sul nostro cammino qualche reduce della distruzione di Mordor.
La pioggia battente finissima ci rende ancora piu' pigri nell'affrontare qualsiasi tipo di sentiero che ci porti a piu' di dieci passi dalla jeep, pertanto ci limitiamo ad osservare le meraviglie di questo posto apocalittico relativamente da lontano.
La seconda tappa del tour vulcanico e' raggiunta dopo aver macinato almeno altre 60 miglia. Pur non potendo percorrere altri sentieri sicuramente piu' affascinanti, solo seguendo la colonna di persone ligie al dovere e risolute a non bruciarsi neanche il mignolo di un piede, arriviamo laddove e' possibile vedere l'effetto della lava che, buttandosi in mare, solleva una densa e affascinante colonna di fumo bianco. Rimaniamo per qualche minuto ad osservare la scena tra il meravigliato e il deluso (speravamo di vedere fiumi di magma ed esplosioni cataclismiche di lapilli), dopodiche' la spavalderia di Paola direziona i nostri passi verso l'osservatore astronomico sul monte Manua Kea (4.200 m).
La stanchezza comincia a farsi sentire, ma noi stoici conquistiamo in circa due ore il Visitor Center di Onizuka. La situazione e' di quelle disperate: la fame incombe e tutto cio' che abbiamo da sgranocchiare sono due (ed esattamente due!) crackers salvati dal pranzo, il freddo a circa 2.800 m cominciava a pungere i nostri polpaccetti abituati al calore lavico e, per quanto potessimo impegnarci a salire fino al vero osservatorio a 4.200 m, tutto sarebbe risultato vano a causa del fatto che avremmo trovato tutto chiuso. Meno male che pero' proprio fuori dal visitor center due guide stavano mostrando Saturno e Giove con altrettanti telescopi professionali. Scopriamo, chiacchierando con un'arzilla guida sulla settantina, che la costellazione di Orione e' invernale qui e si vede soltanto poco prima dell'alba! Altro mondo!!
Questa magra soddisfazione oltre alla visione del classico video che trovi in ogni visitor center di ogni parco americano (questo mostrava la costruzione dei magnifici telescopi a noi preclusi dall'oscurita'), riprendiamo la strada di casa che ci portera' esattamente al tempo presente, alle 23.40, in cui cerchiamo di ammazzare il sonno dettando e scrivendo delle parole strada facendo, le quali speriamo avranno un senso domani alla loro rilettura. In diretta Marco tenta disperatamente di imboccare la stradina giusta che ci portera' a casa... evviva ce l'abbiamo fatta!
Dopo qualche curva, ci ricordiamo la strada! Si entra di soppiatto a casa, si desiste dal cucinare una cena calda (solo una banana e dei crakers) e siamo gia' pronti per la nanna! Domani, sveglia alle 6:45 perche' una nuova avventura ci aspetta!!! Si vola a Maui Island!

Mahalo per la lettura!
Buona notte!
- Marco e Paola

Paola conquista la California!!



Carissimi!!

Continua la nostra avventura in suolo statunitense!
Il primo effetto speciale con cui ho voluto spiazzare Paola e' essere andato a prenderla con un'auto a dir poco originale: una vecchissima Subaru rossa di un amico di John, dal cofano dipinto con un ragno nero, dal cruscotto pieno di statuette del dio Ganesha e dalle cinture di sicurezza che ti avvolgono dall'alto come si vede nei film americani degli anni '80.
Essendo quasi l'ora di cena, quella sera non ci e' rimasto molto tempo per visitare la baia, quindi anche Paola, come gia' avevano fatto i miei, e' stata sottoposta alla cura "mega hamburger da Giant Nations" per poi approdare a casa, stanchi, pronti a fare le presentazioni di rito con John, Jen ed Erick.

Martedi' passa senza troppe novita': io mi ritaglio gli ultimi momenti al Lab in cui svuoto l'ufficio e faccio planning con Marco e Roberta per i mesi a venire. Paola cerca di riprendersi dal fusorario e di instaurare improbabili conversazioni gestuali con John, buon segnante, peccato che l'American Signs Language e' decisamente diverso dalla Lingua dei Segni Italiana. La sera siamo invitati a cena da Raffo e Davide che fanno un'ottima pizza. Si chiacchiera con gli altri due inquilini (un francese che provo a sfottere un po' per la partita vinta, ma senza convinzione vista la nostra recente sconfitta con la Spagna) e la sua ragazza che e' interessata a capire come e perche' sia noi sia Raffo abbiamo deciso di sposarci cosi' "giovani", mentre lei dovra' penare ancora un bel po' per far si' che il francese si decida!

Mercoledi', mentre Marco trascorre il suo ultimo giorno di lavoro, io, abbandonata al mio destino, passeggio per le vie di Berkeley con una cartina in mano. Visito cosi' il campus universitario e mi siedo su una panchina a godermi il sole e a leggere un libro. Osservo anche la gente che passa. Non uno studente senza la classica felpina "Berkeley - Cal" e qualche nero che passa cantando allegramente. Tornata lentamente verso l'ufficio, convinta che Marco al solito fosse in ritardo per il pranzo, mi accorgo che Berkeley ha dei veri poteri curativi perche' Marco era per strada ad aspettarmi da tempo! Gente, mai disperare! I miracoli accadono!
La sera finalmente saggio il suolo di San Francisco: facciamo in giro in auto durante il quale per la maggior parte del tempo dormo, per poi concedere al luogo pochi momenti di lucidita' e ammirare quanto Marco vuole farmi visitare.
Ho cosi' il piacere di vedere le case galleggianti di Sausalito, un bellissimo tramonto dal faro di Point Bonita, di passare sul Golden Gate e perdere il mio sguardo lungo la distesa di onde di Ocean Beach, luccicanti al chiarore della luna, fino poi a scoprire che poco distante, all'inizio del Golden Gate Park c'e' uno splendido Wind Mill (un mulino a vento) e che la pronuncia del Fainanscial (o Finanscial o Fainancial) District e' molto piu' difficile a ricordare di quanto sembri.

Giovedi' e' un giorno speciale: il mio primo giorno di vacanza dopo poco meno di sei mesi di lavoro in suolo statunitense. La mattina la passiamo ad Alcatraz. Era da tanto che desideravo visitarla e meno male che Paola era dell'idea di andarci insieme!
Partiamo in auto decisamente per tempo e seguiamo il suggerimento di John: ci dirigiamo verso la North Berkeley BART Station, la piu' vicina a casa, dove troviamo come preannunciato una fila di almeno una trentina (non di Trento!) di persone in attesa di un passaggio (a ride) per Downtown San Francisco. In questo modo, caricata una ragazza molto simpatica dalle origini colombiane, essendo almeno tre persone in auto, si fa Carpooling con tanto di corsia privilegiata in autostrada e passaggio gratuito sul Bay Bridge. Grazie John per il suggerimento!

Sbarchiamo sull'isola di Alcatraz, accolti da un cartella che reca la seguente scritta: "Chi favorisce l'evasione dei detenuti, sara' perseguito penalmente"! Alcatraz e' tanta natura, molto mistero, un luogo misto di terrore, paura e sofferenza. I detenuti al loro arrivo venivano accolti con un monito perentorio, l'Art. 5 del Regolamento del Carcere: "Voi avete diritto a vitto, alloggio e assistenza sanitaria: tutto il resto consideratelo un privilegio".
L'augiotour ci fa scoprire molti dei segreti di questa isola inospitale e terrificante. La city, apparentemente a portata di mano, era un miraggio impossibile da raggiungere pure per quei pochissimi detenuti che riuscirono ad eludere la sicurezza; questo a causa delle forti correnti e dell'acqua gelata della baia! Solo Clint Eastwood in "Fuga da Alcatraz" si vocifera che ce l'abbia fatta, alla faccia di quell'evaso dal nome Morris che l'attore interpretava, le cui sorti post fuga sono rimaste dubbie!
Prima di lasciare il carcere, quasi come se fossimo alla fiera del Libro di Torino, ci siamo imbattuti in un ex detenuto, ora ottantenne, che firmava copie del libro appena pubblicato. Nessuno di noi due ha avuto il coraggio di chiedergli di cosa fosse stato accusato!
Lasciato il bookstore ed evitati accuratamente tutti i souvenir di dubbio gusto quali la tazza del carcerato, le chiavi del carceriere e le schede fotocopiate di ogni singolo detenuto (utili giusto per capire la mente umana fin dove riesce a spingersi), ci imbarchiamo per la terra ferma, salutando con ammirazione il faro dell'isola di Alcatraz, il piu' antico (nonche' ancora in funzione) tra i fari della costa occidentale degli Stati Uniti, faro che ha tenuto compagnia a Marco nelle serate passate ad ammirare la baia dalle colline di Berkeley (e qui poco che ci scappa la lacrimuccia)!
Morti dalla fame, ci concediamo ancora un giro sul molo 39 (il turistico Pier 39) e in Fisherman Wharf, in cui pranziamo a base di crab al vapore (granchio) e clam Chauwder (zuppa di vongole) servita dentro una pagnotta scavata!
Non facciamo ritorno a Berkeley prima di aver zigzagato per Lombard Street e aver dato un'occhiata a North Beach!
La sera ho l'onore di conoscere Lisa e Jay, gli angeli custodi di Marco. Ceniamo in un locale country tipicamente americano, a base di steak, carne, contorni interminabili e due dessert (uno panna e cioccolato, uno con delle fragole enormi) che avrebbero fatto impallidire persino Bud Spencer in "Occhio alla penna"! L'occasione e' d'oro per consegnare loro la partecipazione e sara' elevata la probabilita' di averli al nostro matrimonio, giacche' destino ha voluto che il fratello di Lisa si sposi vicino a Torino proprio la settimana prima di noi!


Venerdi' e' il grande giorno della partenza per lo Yosemite National Park. Mille piccoli impegni di fanno ritardare, ma alla fine ci mettiamo in viaggio e conquistiamo pur con qualche ora di troppo (interminabile la fila in autostrada), un posto in prima fila per gustarci la natura di questo parco stupendo. Abbiamo il privilegio di dormire in una tenda nel bosco (Curry Village), di cenare vicini ad un procione (qui detto racoon) non troppo antipatico (quelli di Berkeley lo sono) e di svegliarci nel cuore della notte terrorizzati da due colpi di fucile sparati in lontananza!

Il sabato e' dedicato alla visita alle cascate (Upper e Lower Yosemite Falls e BridalXXX Fall) e a El Capitan, ripercorrendo parte delle orme gia' calpestate con i miei. Inoltre, visto che finalmente e' aperto, ci concediamo una vista della valle mozzafiato dall'alto di Glacier Point, per poi pranzare sotto le secolari sequoie di Mariposa Grove e far ritorno a casa , dove ci aspetta una cena a casa di Roberta (ottimi gnocchi fatti in casa) e una serata di clubbing con Raffo e Gisela, in un locale in cui (visto il weekend che vi stiamo per raccontare) ospitva stranamente una serata gay!

Domenica abbiamo assistito alla sfilata dell'attesissima Gay Parade di San Francisco (la piu' grande e assortita del mondo). E' stato un ottimo momento per discutere tra noi due di diritti dei gay, argomento sul quale ci e' particolarmente difficile essere totalmente aderenti alla posizione della Chiesa. Nel pomeriggio, nonostante il sonno e la stanchezza accumulata negli ultimi giorni, abbiamo ancora girato per il party organizzato dopo la Parade, tra le strade del Civic Center, per poi spostarci con John a North Beach e a China Town, in cui abbiamo camminato per vie affascinanti e visitato la vera libreria dove nacque il movimento della Beat Generation!


La sera c'e' stata la cena di arrivederci (spero) con la quale ho cercato di salutare molte delle persone conosciute in baia, con le quali ho condiviso questi mesi. Eravamo quasi 40, in un posto speciale: la Trattoria La Siciliana. Nonostante la cucina non fosse esattamente esattamente quella italiana a causa del brutto vizio americano di mettere troppo aglio nei piatti, ritengo che sia stato comunque il miglior modo per salutare tutti, lasciando di me un ricordo saporito! Ho ricevuto qualche pensiero, molte parole d'affetto, qualche lettera, un bellissimo libro su Berkeley autografato e dedicato da tutti i presenti, tutte cose che custodiro' gelosamente nel mio cuore.

Cara Berkeley, cari amici e colleghi, ho trascorso qui i sei mesi piu' impegnativi, interessanti, dinamici e divertenti della mia vita: torno a casa con il cuore gonfio di ricordi e di nostalgia.
Faccio mie le parole del Fiddler Jones, dall'Antologia di Spoon River:

The earth keeps some vibration going
There in your heart, and that is you.
And if the people find you can fiddle,
Why, fiddle you must, for all your life.
What do you see, a harvest of clover?
Or a meadow to walk through to the river?
The wind’s in the corn; you rub your hands
For beeves hereafter ready for market;
Or else you hear the rustle of skirts
Like the girls when dancing at Little Grove.
To Cooney Potter a pillar of dust
Or whirling leaves meant ruinous drouth;
They looked to me like Red-Head Sammy
Stepping it off, to “Toor-a-Loor.”
How could I till my forty acres
Not to speak of getting more,
With a medley of horns, bassoons and piccolos
Stirred in my brain by crows and robins
And the creak of a wind-mill—only these?
And I never started to plow in my life
That some one did not stop in the road
And take me away to a dance or picnic.
I ended up with forty acres;
I ended up with a broken fiddle—
And a broken laugh, and a thousand memories,
And not a single regret.


Mi piacerebbe dire di aver vissuto cosi' questi sei mesi: migliaia di ricordi e neanche un rimorso!


Goodbye California and Aloha Hawaii! Here we come!!!!

Paola e Marco