Hawai'i: dalla spiaggia alla giungla!




Carissimi!

Sono le 20.30, buio pesto, una stellata mozzafiato. Siamo al miglio 33
dell'hwy 11 che da Hilo porta a Kona, che passa per il celebre villaggio di Captain Cook (Big Island).
Marco e' alla guida di una jeep wrangle, mentre io batto sui tasti tentando, tra le curve, di scrivere cose sensate.
Ancora vivi nel nostro cuore i ricordi degli ultimi giorni passati a Berkeley e in particolare di ieri mattina.
Ci svegliamo praticamente all'alba e... sorpresa! Ci troviamo un personaggio sinistro in casa: Ciccio! Tornato nella notte da un veloce giretto nella California, Arizona, Nevada, Utah e introdottosi furtivamente nel nostro salotto.
Mentre consumiamo la nostra ultima colazione nella mitica casetta di Bancroft way, ascoltiamo increduli i racconti delle vacanze di Ciccio e del suo amico. Cosa vi potete aspettare da due che sulla propria macchina attaccano un cartello recante la scritta: "Parking for Sicilians only"?
John vuole a tutti i costi accompagnarci all'aeroporto, facendo per noi un sacrificio che proprio non lo lascia tranquillo: guidare la macchina! All'andata nessun problema, ci pensa Marco... ma al ritorno, chissa': incrociamo le dita!
Alle 7 circa siamo partiti, lasciando Ciccio in una casa non sua.
Arrivati in aeroporto, e' il momento dei saluti: Marco abbraccia John e gli dice qualcosa in inglese che io non intendo, io abbraccio John e gli segno qualcosa nella lingua dei segni che Marco non intende. Divertente! Una volta entrati nell'aeroporto, mi giro ancora una volta: ok, per lo meno John e' riuscito a far partire la macchina, ma dal suo incedere tortuoso sembrerebbe che abbia dimenticato il freno a mano inserito, e poi scopriremo che e' veramente stato cosi'!

Siamo finalmente nella stanza del nostro Bed and Breakfast, un centinaio di miglia dopo che Paola ha iniziato il suo racconto. Il pensiero torna a ieri e all'abbraccio con John, ricco di significato e di una promessa: ci sara' al nostro matrimonio!
La prima isola su cui voliamo e' Oahu, la piu' occidentale e affollata tra tutte. Il viaggio dura 5 ore, ma noi ne recuperiamo tre di fuso (peccato che l'aereo non voli alla velocita' della rotazione terrestre!) e cosi' ci ritroviamo a Honolulu che e' ancora mattina! Questo primo giorno sara' dedito al relax: ecco perche' ci facciamo accompagnare in hotel da uno shuttle, facciamo il check-in nel Royal Grove di Waikiki, consigliato nelle recensioni del sito "Turisti per caso" (ottimo per preparare viaggi) e ci ritroviamo in una stanza davvero bellina (qui direbbero "cozy", calda e accogliente) proprio di fronte alla piscinetta. L'albergo e' a 100 metri dal mare, tipico posto con libri usati, sala lettura, sembra un posto frequentato da letterati spiantati (noi spiantati lo siamo senza essere letterati...) e questa si configura come la prima ottima scelta di questa vacanza... Ne seguiranno a breve altre!! Ci si riposa per far stemperare il caldo (niente a che vedere qui con le fresche temperature della baia) e poi si va in spiaggia.
Non c'e' persona qui che non giri con una tavola da surf, tant'e' che cerco subito di mettermi Paola sotto braccio, procurandomi solo dolori di schiena (perche' ne soffro, badate bene, non perche' Paola pesi piu' di una tavola :-p).
Ci sistemiamo sotto l'ombra di una palma (sembra che stia imbrogliando, ma basta vedere le foto) e io, come ogni bambino, mi faccio mettere la crema da "mamma" per correre in acqua. L'impatto con l'oceano e' sublime. Acqua stranamente calda e onde lunghe e alte, roba che bisogna prenderci la mano un secondo prima di andarci disinvolto. Perche'? Ci sono almeno 3/4 posti a crescente distanza dalla riva in cui l'onda inizia a rotolare. L'ultimo, il piu' vicino, ha il difetto di esser la' dove c'e' anche il risucchio dell'onda precedente. Il risultato, e' un perfetto sgambetto! Anche Paola si fa conquistare ben presto dalle onde ed e' difficile uscire, stando attenti alle prime scottature della stagione!
La serata, seguendo i consigli dell'iraniano dello shuttle, e' d'obbligo passarla al Duke Restaurant. Dopo circa un'ora d'attesa, passata a chiacchierare e a vedere vetrine (l'iraniano ci aveva consigliato di andare a cena alle 17 per evitare di fare coda, ma voi li vedete due italiani fare cena alle 17?), ebbene, dopo un'ora veniamo fatti accomodare ad un tavolo di legno massello, in un'atmosfera calda, dalle luci soffuse, ma dal molto chiasso. Sembra di stare nella stiva di una barca. Tutto in legno, tantissime foto e cimeli, tavole da surf ovunque e un menu' cartaceo che noi sapevamo gia' a memoria, essendoci impegnati ad entrare gia' preparati!!
Il cibo e' buono e i cocktail alla frutta ancora di piu'! Usciamo a fare due passi e mi godo una passeggiata lungo mare con una Paola leggermente brilla che e' uno spasso impagabile! Mi faccio volentieri portare da lei in albergo, finendo pero' in un mercatino qualche traversa prima di quella giusta! Guadagnato l'albergo, si riposa a lungo come non ci capitava da giorni e giorni.

Al risveglio, oggi martedi' 1 luglio, ce la prendiamo con comodo nel fare colazione in riva al mare e nello sbrigare qualche commissione! Oggi, tolta la breve parentesi di Oahu, isola su cui non puntiamo per nulla, i nostri passi si dirigono invece verso l'isola piu' naturalistica, selvaggia ed eterogenea dell'arcipelago: Big Island.
Voliamo all'ora di pranzo e atterriamo in una landa desolata, che sembra la luna. Dovete sapere che Big Island e' stata formata dall'attivita' eruttiva di due vulcani. La parte sud dell'isola rispecchia queste origini e l'attivita' che i crateri ancora esercitano quotidianamente! E' proprio per questo che siamo qui. L'obiettivo e' di andare a fare un sentiero che ci portera' vicinissimi alla lava che scorre! Rigorosamente da vedere al tramonto, tornando sui propri passi con frontale accesa e ben carica!
L'isola si presta ad un noleggio sui generis: prendiamo, come gia' raccontato da Paola, una Jeep Wrangler che ci permettera' di fare i sentieri tortuosi in avvicinamento al vulcano e all'osservatorio astronomico, che e' una delle altre attrazioni dell'isola. Si cominciano a macinare miglia, ma ci accorgiamo da subito che il tempo ci e' tiranno e non riusciremo a vedere oggi il vulcano. Questo non e' un peccato perche' il viaggio (svolto facendo il periplo dell'isola da ovest in senso antiorario, proprio per evitare il traffico della costa occidentale) ci mostra delle perle di rara bellezza. Tutta la parte nord dell'isola e' l'opposto della brulla parte sud: ovvero rigogliosa e verdissima! Guido abbagliato dai colori che si avvicendano: blu, azzurro, grigiastro alla nostra sinistra e' il mare con qualche nuvola di troppo, verde, giallo, pieno di palme, banani e chissa' quali e quante migliaia di altre specie e' l'entroterra tropicale! Ci ritagliamo anche il tempo, nonostante le parecchie miglia che dovremo percorrere, per visitare una cascata d'acqua bellissima! Akaka Fall! Per arrivarvi, sentiero facilissimo tra una vegetazione rigogliosa da gustare passo per passo! Mowgli, arriviamoooo!!!! :-)
Il viaggio prosegue fino casa, di e scrivendo il blog che ora state leggendo!
Il bed and breakfast e' (scusate il termine) inculatissimo! Mamma mia dove siamo finiti! Il parcheggio e lo scarico dei bagagli non e' cosa che ci fa stare tranquilli: dalla giungla, gia' rigogliosa dietro al baule, provengono versi di animali assolutamente sconosciuti nelle nostre citta', in piu' al buio si puo' dire che ci caghiamo letteralmente in mano! Cosa saranno stati? Pensiamo a scimmie di ogni specie, e magari insieme a loro sono appostati anche serpenti, cinghiali tropicali, iguane, tartarughe ninja e chissa' cos'altro! Ad ogni modo, con una pila frontale puntata verso la giungla, scarichiamo la macchina alla velocita' della luce e ci precipitiamo dentro la casa. La casa (di cui noi occupiamo una stanza) e' unica, spettacolare e stra-accogliente! Purtroppo arriviamo tardi abbastanza che tutti sono gia' nelle proprie stanze. Solo Jackie, la figlia dei proprietari, viene a salutarci, probabilmente svegliata dal nostro scapicollarci per il vialetto. Sembra una delle amiche di John: scalza, respira come loro (e vi assicuro che sti indu', per via della pratica dello Yoga, hanno ben un modo diverso di modulare il respiro!!) e parla affettata come loro! Le chiediamo, cercando di sembrare piu' incuriositi che spaventati, a chi appartengano quei strani versi la' fuori: "chikken!" e' la sua risposta... temutissimi polli! Lei ci mette su un po' d'acqua e noi da bravi italiani ci facciamo una pasta veloce con degli spaghetti thailandesi comprati al LogsDrug (e vi ho detto tutto rispetto alla loro qualita'), conditi con una salsa di pomodoro piccante (stesso market), che normalmente qui in USA si mette sulle patatine o sulle tortillas, ma che noi, alternativi, metteremo sulla pasta. Il risultato non e' male: Paola fa i piatti, mentre io cerco di debellare la classe degli insetti dalla faccia della terra, uscendone sconfitto anche dalla debellione nella sola cucina... Anche uno scarafaggio enorme si fa beffe di me e del bicchiere che astutamente avevo pensato di usare per catturarlo!
Domani la colazione e' alle 8:30, ora sono le 0:11 e sono pronto per crollare a nanna (Paola e' gia' tra le braccia di Morfeo da tempo)!
Buona notte!

Buon giorno,
ben svegliati! Se non vi e' mai capitato di gustare una colazione a base di frutti tropicali, pancake alla banana, bacon e del buon caffe' appena macinato prodotto localmente a Kona, circondati da una natura rigogliosa in compagnia di gechi variopinti, allora il nostro consiglio e' di trascorrere qualche notte al The Edge of the World. Questo e' stato l'idillio che abbiamo vissuto stamattina. La casa e la vista mare sono cosi' confortevoli che ci abbiamo messo un bel po' ad uscire.
Prima, e apparentemente unica, destinazione della giornata il Parco Nazionale del vulcano di Big Island, che racchiude i vulcani di Mauna Loa (il piu' grande al mondo) e di Kilauea.
Lungo la strada per raggiungere il parco, situato nel sud dell'isola, il paesaggio cambia continuamente. Si passa da luogo tetri (resi ancora piu' scuri dalle nuvole cupe che ci avvolgono) a luoghi ricchi di vegetazione rigogliosa (come gia' trovati a nord). Ci fermiamo per fare rifornimento in una stazione e saggiamo un po' della vera Big Island, luogo di gente semplice, a volte proprio povera, spesso trasandata, ma costantemente sorridente e paziente nell'aspettare che due turisti accomunata da
Dopo circa due ore di tornanti, il parco e' finalmente all'orizzonte. Ci informiamo presso il Visitor Center circa le attuali attivita' eruttive dei crateri, scoprendo che parte dell'anello che gira attorno ad essi e' chiuso a causa di una grossa colonna di gas tossico che ha preso a fluire dal cratere di Mauna Loa e che la tanto anelata visione della lava fluida e' al di fuori del parco, addirittura lungo un altro costone dell'isola.
Prima di guardare da vicino la colonna di gas, ci concediamo un veloce pasto nel quale la pietanza degna maggiormente di nota e' il dessert a base di cocco, panna e gelato alla vaniglia.
La visita ai crateri ha dello spettrale ed inquieta noi poveri fans del Signore degli Anelli, timorosi di incontrare sul nostro cammino qualche reduce della distruzione di Mordor.
La pioggia battente finissima ci rende ancora piu' pigri nell'affrontare qualsiasi tipo di sentiero che ci porti a piu' di dieci passi dalla jeep, pertanto ci limitiamo ad osservare le meraviglie di questo posto apocalittico relativamente da lontano.
La seconda tappa del tour vulcanico e' raggiunta dopo aver macinato almeno altre 60 miglia. Pur non potendo percorrere altri sentieri sicuramente piu' affascinanti, solo seguendo la colonna di persone ligie al dovere e risolute a non bruciarsi neanche il mignolo di un piede, arriviamo laddove e' possibile vedere l'effetto della lava che, buttandosi in mare, solleva una densa e affascinante colonna di fumo bianco. Rimaniamo per qualche minuto ad osservare la scena tra il meravigliato e il deluso (speravamo di vedere fiumi di magma ed esplosioni cataclismiche di lapilli), dopodiche' la spavalderia di Paola direziona i nostri passi verso l'osservatore astronomico sul monte Manua Kea (4.200 m).
La stanchezza comincia a farsi sentire, ma noi stoici conquistiamo in circa due ore il Visitor Center di Onizuka. La situazione e' di quelle disperate: la fame incombe e tutto cio' che abbiamo da sgranocchiare sono due (ed esattamente due!) crackers salvati dal pranzo, il freddo a circa 2.800 m cominciava a pungere i nostri polpaccetti abituati al calore lavico e, per quanto potessimo impegnarci a salire fino al vero osservatorio a 4.200 m, tutto sarebbe risultato vano a causa del fatto che avremmo trovato tutto chiuso. Meno male che pero' proprio fuori dal visitor center due guide stavano mostrando Saturno e Giove con altrettanti telescopi professionali. Scopriamo, chiacchierando con un'arzilla guida sulla settantina, che la costellazione di Orione e' invernale qui e si vede soltanto poco prima dell'alba! Altro mondo!!
Questa magra soddisfazione oltre alla visione del classico video che trovi in ogni visitor center di ogni parco americano (questo mostrava la costruzione dei magnifici telescopi a noi preclusi dall'oscurita'), riprendiamo la strada di casa che ci portera' esattamente al tempo presente, alle 23.40, in cui cerchiamo di ammazzare il sonno dettando e scrivendo delle parole strada facendo, le quali speriamo avranno un senso domani alla loro rilettura. In diretta Marco tenta disperatamente di imboccare la stradina giusta che ci portera' a casa... evviva ce l'abbiamo fatta!
Dopo qualche curva, ci ricordiamo la strada! Si entra di soppiatto a casa, si desiste dal cucinare una cena calda (solo una banana e dei crakers) e siamo gia' pronti per la nanna! Domani, sveglia alle 6:45 perche' una nuova avventura ci aspetta!!! Si vola a Maui Island!

Mahalo per la lettura!
Buona notte!
- Marco e Paola

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sembra di vederli questi paesaggi stupendi, attraverso i vostri occhi e i vostri scritti.
Però? La lava che finisce in mare tra nuvole di fumo....mi sembra una cosa già vista ... diciamo a Stromboli?
E la jungla con i gallinacci che vi insidiano le terga mentre scaricate i bagagli dalla macchina... sembra il faggeto di Tolfa (Viterbo)!
E i dieci-venti passi percorsi sul sentiero lontano dalla Jeep, non ricordano forse le usuali, pigre route scout?
Per stupirci davvero non basta scopiazzare da SPUNRIVER o commuoverci con le cene a base di banana e crekkker.
Vogliamo una vostra foto con auto scatto tirata mentre, impavidi, state in piedi su una tavolozza matrimoniale, che sfida impavida (lei) un'onda di tre metri. ... e attenti a non bagnare la macchina foto!
Ma a pensarci bene anche questa sembra una foto già vista... diciamo ai laghi di Ganzirri?
Vi raccomandiamo di spalmarvi la protezione totale urbis et orbis.
Bacioni e buon divertimento!!!
Nuccio