Paola conquista la California!!



Carissimi!!

Continua la nostra avventura in suolo statunitense!
Il primo effetto speciale con cui ho voluto spiazzare Paola e' essere andato a prenderla con un'auto a dir poco originale: una vecchissima Subaru rossa di un amico di John, dal cofano dipinto con un ragno nero, dal cruscotto pieno di statuette del dio Ganesha e dalle cinture di sicurezza che ti avvolgono dall'alto come si vede nei film americani degli anni '80.
Essendo quasi l'ora di cena, quella sera non ci e' rimasto molto tempo per visitare la baia, quindi anche Paola, come gia' avevano fatto i miei, e' stata sottoposta alla cura "mega hamburger da Giant Nations" per poi approdare a casa, stanchi, pronti a fare le presentazioni di rito con John, Jen ed Erick.

Martedi' passa senza troppe novita': io mi ritaglio gli ultimi momenti al Lab in cui svuoto l'ufficio e faccio planning con Marco e Roberta per i mesi a venire. Paola cerca di riprendersi dal fusorario e di instaurare improbabili conversazioni gestuali con John, buon segnante, peccato che l'American Signs Language e' decisamente diverso dalla Lingua dei Segni Italiana. La sera siamo invitati a cena da Raffo e Davide che fanno un'ottima pizza. Si chiacchiera con gli altri due inquilini (un francese che provo a sfottere un po' per la partita vinta, ma senza convinzione vista la nostra recente sconfitta con la Spagna) e la sua ragazza che e' interessata a capire come e perche' sia noi sia Raffo abbiamo deciso di sposarci cosi' "giovani", mentre lei dovra' penare ancora un bel po' per far si' che il francese si decida!

Mercoledi', mentre Marco trascorre il suo ultimo giorno di lavoro, io, abbandonata al mio destino, passeggio per le vie di Berkeley con una cartina in mano. Visito cosi' il campus universitario e mi siedo su una panchina a godermi il sole e a leggere un libro. Osservo anche la gente che passa. Non uno studente senza la classica felpina "Berkeley - Cal" e qualche nero che passa cantando allegramente. Tornata lentamente verso l'ufficio, convinta che Marco al solito fosse in ritardo per il pranzo, mi accorgo che Berkeley ha dei veri poteri curativi perche' Marco era per strada ad aspettarmi da tempo! Gente, mai disperare! I miracoli accadono!
La sera finalmente saggio il suolo di San Francisco: facciamo in giro in auto durante il quale per la maggior parte del tempo dormo, per poi concedere al luogo pochi momenti di lucidita' e ammirare quanto Marco vuole farmi visitare.
Ho cosi' il piacere di vedere le case galleggianti di Sausalito, un bellissimo tramonto dal faro di Point Bonita, di passare sul Golden Gate e perdere il mio sguardo lungo la distesa di onde di Ocean Beach, luccicanti al chiarore della luna, fino poi a scoprire che poco distante, all'inizio del Golden Gate Park c'e' uno splendido Wind Mill (un mulino a vento) e che la pronuncia del Fainanscial (o Finanscial o Fainancial) District e' molto piu' difficile a ricordare di quanto sembri.

Giovedi' e' un giorno speciale: il mio primo giorno di vacanza dopo poco meno di sei mesi di lavoro in suolo statunitense. La mattina la passiamo ad Alcatraz. Era da tanto che desideravo visitarla e meno male che Paola era dell'idea di andarci insieme!
Partiamo in auto decisamente per tempo e seguiamo il suggerimento di John: ci dirigiamo verso la North Berkeley BART Station, la piu' vicina a casa, dove troviamo come preannunciato una fila di almeno una trentina (non di Trento!) di persone in attesa di un passaggio (a ride) per Downtown San Francisco. In questo modo, caricata una ragazza molto simpatica dalle origini colombiane, essendo almeno tre persone in auto, si fa Carpooling con tanto di corsia privilegiata in autostrada e passaggio gratuito sul Bay Bridge. Grazie John per il suggerimento!

Sbarchiamo sull'isola di Alcatraz, accolti da un cartella che reca la seguente scritta: "Chi favorisce l'evasione dei detenuti, sara' perseguito penalmente"! Alcatraz e' tanta natura, molto mistero, un luogo misto di terrore, paura e sofferenza. I detenuti al loro arrivo venivano accolti con un monito perentorio, l'Art. 5 del Regolamento del Carcere: "Voi avete diritto a vitto, alloggio e assistenza sanitaria: tutto il resto consideratelo un privilegio".
L'augiotour ci fa scoprire molti dei segreti di questa isola inospitale e terrificante. La city, apparentemente a portata di mano, era un miraggio impossibile da raggiungere pure per quei pochissimi detenuti che riuscirono ad eludere la sicurezza; questo a causa delle forti correnti e dell'acqua gelata della baia! Solo Clint Eastwood in "Fuga da Alcatraz" si vocifera che ce l'abbia fatta, alla faccia di quell'evaso dal nome Morris che l'attore interpretava, le cui sorti post fuga sono rimaste dubbie!
Prima di lasciare il carcere, quasi come se fossimo alla fiera del Libro di Torino, ci siamo imbattuti in un ex detenuto, ora ottantenne, che firmava copie del libro appena pubblicato. Nessuno di noi due ha avuto il coraggio di chiedergli di cosa fosse stato accusato!
Lasciato il bookstore ed evitati accuratamente tutti i souvenir di dubbio gusto quali la tazza del carcerato, le chiavi del carceriere e le schede fotocopiate di ogni singolo detenuto (utili giusto per capire la mente umana fin dove riesce a spingersi), ci imbarchiamo per la terra ferma, salutando con ammirazione il faro dell'isola di Alcatraz, il piu' antico (nonche' ancora in funzione) tra i fari della costa occidentale degli Stati Uniti, faro che ha tenuto compagnia a Marco nelle serate passate ad ammirare la baia dalle colline di Berkeley (e qui poco che ci scappa la lacrimuccia)!
Morti dalla fame, ci concediamo ancora un giro sul molo 39 (il turistico Pier 39) e in Fisherman Wharf, in cui pranziamo a base di crab al vapore (granchio) e clam Chauwder (zuppa di vongole) servita dentro una pagnotta scavata!
Non facciamo ritorno a Berkeley prima di aver zigzagato per Lombard Street e aver dato un'occhiata a North Beach!
La sera ho l'onore di conoscere Lisa e Jay, gli angeli custodi di Marco. Ceniamo in un locale country tipicamente americano, a base di steak, carne, contorni interminabili e due dessert (uno panna e cioccolato, uno con delle fragole enormi) che avrebbero fatto impallidire persino Bud Spencer in "Occhio alla penna"! L'occasione e' d'oro per consegnare loro la partecipazione e sara' elevata la probabilita' di averli al nostro matrimonio, giacche' destino ha voluto che il fratello di Lisa si sposi vicino a Torino proprio la settimana prima di noi!


Venerdi' e' il grande giorno della partenza per lo Yosemite National Park. Mille piccoli impegni di fanno ritardare, ma alla fine ci mettiamo in viaggio e conquistiamo pur con qualche ora di troppo (interminabile la fila in autostrada), un posto in prima fila per gustarci la natura di questo parco stupendo. Abbiamo il privilegio di dormire in una tenda nel bosco (Curry Village), di cenare vicini ad un procione (qui detto racoon) non troppo antipatico (quelli di Berkeley lo sono) e di svegliarci nel cuore della notte terrorizzati da due colpi di fucile sparati in lontananza!

Il sabato e' dedicato alla visita alle cascate (Upper e Lower Yosemite Falls e BridalXXX Fall) e a El Capitan, ripercorrendo parte delle orme gia' calpestate con i miei. Inoltre, visto che finalmente e' aperto, ci concediamo una vista della valle mozzafiato dall'alto di Glacier Point, per poi pranzare sotto le secolari sequoie di Mariposa Grove e far ritorno a casa , dove ci aspetta una cena a casa di Roberta (ottimi gnocchi fatti in casa) e una serata di clubbing con Raffo e Gisela, in un locale in cui (visto il weekend che vi stiamo per raccontare) ospitva stranamente una serata gay!

Domenica abbiamo assistito alla sfilata dell'attesissima Gay Parade di San Francisco (la piu' grande e assortita del mondo). E' stato un ottimo momento per discutere tra noi due di diritti dei gay, argomento sul quale ci e' particolarmente difficile essere totalmente aderenti alla posizione della Chiesa. Nel pomeriggio, nonostante il sonno e la stanchezza accumulata negli ultimi giorni, abbiamo ancora girato per il party organizzato dopo la Parade, tra le strade del Civic Center, per poi spostarci con John a North Beach e a China Town, in cui abbiamo camminato per vie affascinanti e visitato la vera libreria dove nacque il movimento della Beat Generation!


La sera c'e' stata la cena di arrivederci (spero) con la quale ho cercato di salutare molte delle persone conosciute in baia, con le quali ho condiviso questi mesi. Eravamo quasi 40, in un posto speciale: la Trattoria La Siciliana. Nonostante la cucina non fosse esattamente esattamente quella italiana a causa del brutto vizio americano di mettere troppo aglio nei piatti, ritengo che sia stato comunque il miglior modo per salutare tutti, lasciando di me un ricordo saporito! Ho ricevuto qualche pensiero, molte parole d'affetto, qualche lettera, un bellissimo libro su Berkeley autografato e dedicato da tutti i presenti, tutte cose che custodiro' gelosamente nel mio cuore.

Cara Berkeley, cari amici e colleghi, ho trascorso qui i sei mesi piu' impegnativi, interessanti, dinamici e divertenti della mia vita: torno a casa con il cuore gonfio di ricordi e di nostalgia.
Faccio mie le parole del Fiddler Jones, dall'Antologia di Spoon River:

The earth keeps some vibration going
There in your heart, and that is you.
And if the people find you can fiddle,
Why, fiddle you must, for all your life.
What do you see, a harvest of clover?
Or a meadow to walk through to the river?
The wind’s in the corn; you rub your hands
For beeves hereafter ready for market;
Or else you hear the rustle of skirts
Like the girls when dancing at Little Grove.
To Cooney Potter a pillar of dust
Or whirling leaves meant ruinous drouth;
They looked to me like Red-Head Sammy
Stepping it off, to “Toor-a-Loor.”
How could I till my forty acres
Not to speak of getting more,
With a medley of horns, bassoons and piccolos
Stirred in my brain by crows and robins
And the creak of a wind-mill—only these?
And I never started to plow in my life
That some one did not stop in the road
And take me away to a dance or picnic.
I ended up with forty acres;
I ended up with a broken fiddle—
And a broken laugh, and a thousand memories,
And not a single regret.


Mi piacerebbe dire di aver vissuto cosi' questi sei mesi: migliaia di ricordi e neanche un rimorso!


Goodbye California and Aloha Hawaii! Here we come!!!!

Paola e Marco

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